lunedì 29 febbraio 2016

La Magia nel Mondo Assiro Babilonese

Il nome Mesopotamia (terra tra i due fiumi) si riferisce alla regione geografica situata tra il Tigri e l’Eufrate. Data la combinazione tra l’estrema fertilità del terreno e la necessità di una struttura ben organizzata per far fronte alle piene dei fiumi, non sembra un caso che le prime forme di civiltà si siano sviluppate qui.
Per primi ricordiamo i Sumeri, già nel 3500 a.C. circa, i quali inventarono anche il sistema di scrittura cuneiforme, rimasto poi in uso per oltre 2000 anni presso le popolazioni successive, come per esempio gli Accadi e gli Assiro-Babilonesi (2000-539 a.C.).
La maggior parte delle informazioni riguardo la magia nel mondo mesopotamico ci viene da iscrizioni in cuneiforme su tavolette d’argilla. Le fonti scritte più numerose ed interessanti sono istruzioni rituali, prescrizioni ed incantesimi che venivano registrati e copiati da ritualisti o altri scribi per le proprie biblioteche personali o per quelle di corte. Una famosa biblioteca, ricca di tavolette magiche, è quella di Assurbanipal, l’ultimo grande re d’Assiria, sita nel suo palazzo di Ninive.
Gli incantesimi venivano trasmessi per iscritto ad opera di professionisti quali l’āšipu, la cui educazione lo rendeva capace di consultare e copiare i testi. Questi ultimi potevano essere conservati singolarmente, raccolti in compendi o, soprattutto dalla seconda metà del secondo millennio, in composizioni molto più ampie, composte da più tavolette, e comprendenti varie indicazioni per lo svolgimento del rituale (ad es. Šurpu e Maqlû): solitamente, vi venivano indicate sia le azioni da compiere (agenda) e del materiale da usare, sia degli incantesimi da recitare (dicenda). In ogni caso, gli incipit e le rubriche apposti ad ogni incantesimo ne rendevano chiaro lo scopo. Proprio basandosi su incipit e rubriche e sul contenuto del testo, si possono raggruppare gli incantesimi dividendoli tra testi a fini apotropaici e testi a fini manipolatori.
Il primo tipo è volto a liberare il paziente dal male che lo affligge, ma ha altresì uno scopo profilattico.
STRUTTURA DEGLI INCANTESIMI
La magia mesopotamica può essere divisa in quattro principali categorie:
1. magia manipolativa, con la quale il paziente o l’oggetto dell’incantesimo venivano trasformati e portati in un’altra condizione;
2. magia difensiva, con la quale una malattia od un problema venivano rimossi dal paziente;
3. magia aggressiva, grazie alla quale l’agente o il paziente ottenevano superiorità, forza e attrattiva;
4. stregoneria, una forma di magia illegale volta a danneggiare il paziente.
Oltre a ciò, si possono distinguere gli incantesimi in base alla loro funzione: curativi oppure apotropaici.
Tra questi ultimi i principali:
1. anti-stregoneria (kišpū): contro sofferenze e malattie la cui causa è un attacco di stregoneria;
2. anti-fantasmi: per placare o scacciare lo spirito molesto di un defunto;
3. contro i demoni: per scacciare un demone specifico oppure un gruppo di entità eterogenee;
4. contro una maledizione: per annullare gli effetti portati dall’infrazione di un taboo, di un giuramento, così come pure dal contatto finanche involontario con qualcuno macchiatosi delle colpe suddette;
5. contro i cattivi presagi: per annullare gli effetti negativi di un cattivo presagio;
6. per la collera divina: per placare divinità distanti o infuriate;
7. contro animali pericolosi: per scongiurare la comparsa o l’attacco di animali come scorpioni, serpenti e cani rabbiosi.
Prerequisito importantissimo era la purificazione rituale del paziente, dato che la sua
condizione era prima di tutto dovuta ad un’impurità.
La maggior parte degli incantesimi si compone di alcune parti fondamentali:
1. descrizione del problema (l’essere naturale o sovrannaturale contro cui è necessario difendersi, la malattia, in ogni caso tutto ciò che causa la rottura di un equilibrio);
2. descrizione della sua eziologia (genealogia del demone, origini della malattia o della rottura dell’equilibrio, spesso collegandola direttamente al mondo divino);
3. aiuto divino, espresso tramite un dialogo tra Ea/Enki e suo figlio Marduk/Asalluhi; oppure, più frequentemente, soprattutto quando bisogna fronteggiare una malattia, tramite la formula mannam lušpur, in cui si chiede aiuto alle figlie di Ea;
4. ordine espresso dallo specialista contro la causa del problema, sia al precativo sia all’imperativo;
5. dichiarazione di appartenenza dell’incantesimo ad una divinità.
Divinità e demoni
Le principali divinità invocate nei rituali magici erano Enki-Ea, il dio della saggezza e della magia, che risiedeva nel mare sotterraneo; Asalluḫi-Marduk, suo figlio, (Assur nel Nord) anch’egli considerato una divinità patrona della sapienza magica; ed il dio Sole Utu-Šamaš, dio della giustizia e della luce. Alcuni incantesimi sono rivolti a tutti e tre, considerati la triade della magia: laddove Ea e
Marduk are sono considerati esorcisti divini ed esperti purificatori, Šamaš agisce in qualità di giudice divino liberando la vittima, portando la luce e ribaltando il verdetto divino che era stato tra le
cause della malattia.
Altre divinità menzionate regolarmente sono la dea Ningirima, che è a custodia del recipiente dell’acqua sacra; il dio Kusu, purificatore, associato con l’incensiere; Gibil-Girra, il fuoco divino, che rappresenta la forza distruttiva e purificatrice del fuoco; Siriš, dea della birra.
Durante i rituali notturni venivano invocati il dio-Luna, le stelle e la personificazione divina della notte. La luna Nuova, periodo particolarmente favorevole per gli incantesimi contro la stregoneria, poteva anch’essa essere personificata ed invocata.
Ne vediamo un esempio nell’incantesimo di aperture del rituale chiamato Maqlû: l’incantatore si rivolge alle divinità della notte, le stele e le manifestazioni degli dei, la notte (associata con la dea guaritrice Gula) e i tre custodi della notte.
(Maqlû I 1-3):
Io vi invoco, divinità della notte,
insieme a voi io invoco la Notte, la sposa velata,
Invoco il Crepuscolo, la Mezzanotte e l’Alba! 

Spesso un recipiente con dell’acqua consacrata veniva lasciato all’aperto durante la notte in modo da essere esposto al potere delle divinità astrali. Molti rituali dovevano essere eseguiti sotto specifiche stelle, costellazioni o pianeti, come Giove, Scorpione, l’Orsa Maggiore, Sirio. La stella della Capra, nella costellazione della Lyra, veniva associata alla dea Gula, proprio come la personificazione divina della notte, e giocava un ruolo molto importante nei rituali notturni.
Fra le altre divinità invocate troviamo Ningirsu, una forma in cui era adorato Ninurta, divinità guerriera da un lato, dall’altro associata alla vegetazione e alla coltivazione, alla regolazione dei canali, essenziale per l’irrigazione e quindi per la prosperità; Damu, Ninisina e Ninkarrak (queste ultime sembrano essere forme di Gula: difatti Ninisina è più un titolo che un nome proprio, significa infatti la signora di Isin, città di cui era la divinità tutelare. Era considerata madre di Damu e patrona degli incantesimi di guarigione). Gula era considerata una divinità guaritrice e patrona degli specialisti in questo settore. Sposa di Ninurta, era la madre di Damu.
Causa dei morbi erano ritenuti i demoni. Non vi era un termine specifico per designare tale categoria di esseri nel loro complesso (come ad esempio il termine īlum per designare le divinità); piuttosto, per ogni agente maligno vi era un nome specifico (es. utukku, asakku, etemmu) di cui tuttavia non abbiamo conoscenze approfondite. Alcune denominazioni evocavano immediatamente la malattia cui si riferivano, condividendone il nome: così, ad esempio, la febbre era causata da Febbre, l’epilessia da Epilessia ecc.
Nella Weltanshauung mesopotamica, le forze demoniache facevano anch’esse parte di un tutto ordinato; per questo motivo, la loro azione di danneggiamento nei confronti dell’uomo doveva essere ordinata dagli dei, irritati da una qualche colpa o omissione, di cui dunque i demoni rappresentavano solo gli esecutori. Lo specialista āšipu era però in grado di invocarli per fermare l’attacco dei demoni.
Una particolare minaccia per i bambini neonati sembra essere posta da Lamaštu.
Considerata figlia del dio del cielo An, essa era temuta per i suoi atti di violenza contro puerpere, giovani madri e neonati. Negli incantesimi accadici viene enfatizzato l’aspetto minaccioso e mostruoso del demone e la sua aggressività nel compiere azioni volte a danneggiare la salute dei bambini.
E’ importante sottolineare che gli dei non erano necessariamente alleati del paziente. Potevano aver riversato la loro collera su di lui a causa di torti supposti o reali, o addirittura essere portati a far ciò con l’inganno dalle streghe. Una delle funzioni più importanti degli incantesimi era, dunque, quella di convincere le divinità invocate dell’innocenza del paziente e di far loro cambiare idea nei suoi riguardi.
La stregoneria e l’ira divina non sono le sole aree della magia mesopotamica dove gli dei giocavano un ruolo ambivalente: la dimora di Enki-Ea, l’oceano sotterraneo (apsû), non era soltanto la fonte di incantesimi e rituali di purificazione, ma anche il luogo da cui demoni, malattie ed ogni sorta di magia “nera” provenivano.

Gli specialisti della magia Il trattamento e la cura di problemi di salute erano di competenza principalmente di due specialisti: l’ āšipu o mašmaššu e l’asû. Secondo una visione largamente condivisa, la figura dell’ āšipu e quella dell’asû avevano la stessa relazione che intercorre oggi tra le figure del medico e del farmacista. Si può arrivare a tale conclusione dal fatto che l’unico gruppo di testi utilizzato o posseduto dall’asû enumera liste di piante medicinali e istruzioni sul loro utilizzo. Come il farmacista odierno, l’asû era esperto nell’uso dei farmaci.
Egli doveva conoscerne le varietà, i luoghi ed il periodo migliore della raccolta, la loro conservazione e preparazione. Tuttavia egli non faceva solitamente ricorso alla recitazione di incantesimi, né doveva essere in grado di operare su malattie complesse o di formulare diagnosi, operazioni per le quali avrebbe avuto bisogno dell’assistenza dell’ āšipu. Quest’ultimo era l’esperto che praticava rituali apotropaici, recitando incantesimi ed eseguendo manipolazioni di carattere magico; per questo motivo il termine è correntemente tradotto come “esorcista”. Contrariamente all’asû, faceva parte del personale dipendente dal tempio. I suoi servigi erano richiesti dal re e dalla corte, così come da clienti privati appartenenti alle classi sociali più elevate. La sua formazione era di alto livello: spettava a lui
esaminare il paziente, fare una diagnosi ed una prognosi della malattia e spesso stabilirne l’eziologia; infatti, era importante capire se fosse stata scatenata da una causa naturale, mandata da una divinità o provocata dall’infrazione di un taboo; per ognuno di questi casi si sarebbero dovuti utilizzare incantesimi e rituali differenti.
Di norma, durante il corso di un rituale egli doveva svolgere sia una parte orale sia una parte manuale: recitava uno o più incantesimi, accompagnandoli con azioni, come ad es. la manipolazione di figurine o di oggetti vari che dovevano rappresentare il problema da risolvere. Il rituale di norma coinvolgeva solamente l’ āšipu ed il suo cliente. La recitazione di incantesimi rappresentava una parte molto importante dell’attività dell’ āšipu. Dunque l’ āšipu si sarebbe prevalentemente occupato di guarire il paziente dall’interno (ovvero, agendo sulla sua psiche): ecco allora l’importanza della recitazione degli incantesimi: quest’ultima azione, infatti, aveva lo scopo di rafforzare le altre, tramite l’uso della magia della parola.
Originariamente, l’asû si occupava di problemi di salute la cui causa fosse evidente e semplice (come colpi di calore, ferite o tagli, fratture, comuni raffreddori e tosse); accompagnava le manipolazioni fisiche, le piccole operazioni di chirurgia e l’impiego di rimedi vegetali con la recitazione di incantesimi.
Incantatori di serpenti, uomini-gufo e stregoni
Vi erano tuttavia altri professionisti della magia di cui poche tracce sono rimaste nei testi scritti, ma che si incontravano sicuramente per le strade delle città babilonesi ed assire. Una preghiera a Marduk loda il dio in qualità di divino garante degli esperti ritualisti:
“Senza di te l’esorcista (āšipu) non potrebbe curare I malati, senza di te
l’esorcista (āšipu), the l’’uomo gufo’ (eššebû), e l’incantatore di serpenti (mušlaḫḫu)
non camminerebbero per le strade (offrendo i loro servizi).”
Non sappiamo bene come venissero considerati, visto che su di loro abbiamo anche pareri negativi; ad esempio, erano sospettati di usare la magia illegalmente per causare danni invece che portare cure.
Nel passo seguente, tratto da un incantesimo in akkadico che doveva essere recitato durante la cerimonia antistregoneria di Maqlû, il paziente enumera tutta una serie di possibili autori di stregoneria da rivoltare contro la strega che ha causato il danno:
(Maqlû VII 88–96)
Io cerco contro di te sacerdoti- kurgarrû e uomini-gufo – io spezzo i tuoi vincoli!
Che gli stregoni facciano rituali contro di te – io spezzo i tuoi vincoli!
Che le streghe facciano rituali contro di te – io spezzo i tuoi vincoli!
Che i sacerdoti- kurgarrû facciano rituali contro di te – io spezzo i tuoi vincoli!
Che gli uomini-gufo facciano rituali contro di te – io spezzo i tuoi vincoli!
Che gli stregoni-naršindu facciano rituali contro di te – io spezzo i tuoi vincoli!
Che gli incantatori di serpenti facciano rituali contro di te – io spezzo i tuoi vincoli!
Che gli stregoni-agugillu facciano rituali contro di te – io spezzo i tuoi vincoli!
Io prendo a schiaffi la tua faccia, io strappo la tua lingua!

Sguardi e parole malevoli erano altamente temuti: le streghe colpivano le loro vittime anche in questo modo. Inoltre, esse creavano figurine di creta e argilla, le sporcavano con la terra, le bruciavano e ne disperdevano le ceneri, e le seppellivano in posti diversi, per esempio in una tomba per simboleggiare la morte della vittima, sotto un cancello, un ponte oppure ad un incrocio, dove la gente costantemente passava calpestandole.

IL LESSICO SPECIFICO
Il sostantivo accadico che designa l’incantesimo è šiptu, derivato dalla radice *wsp, di cui esiste una sola forma verbale, uššupum, che designa l’atto di influenzare gli esiti di un processo tramite l’uso di incantesimi. Dalla medesima radice deriva anche il sostantivo usato per designare lo specialista di incantesimi, åšipu. Negli incantesimi, il termine šiptu si trova frequentemente usato nella parte conclusiva del testo, nella formula šiptu ul jâtum, šipat (l’incantesimo non è mio, è l’incantesimo di…) seguito dal nome di una o più divinità. In alternativa o in aggiunta, l’incantesimo può terminare con la formula sumerica tu-en-é-nu-ri, il cui significato è chiaramente quello di “formula magica”.
Interessante sottolineare che il verbo tecnico usato per indicare l’avvenuta recitazione di un incantesimo è nadûm, che letteralmente significa “lanciare, gettare”. La parola pronunciata durante l’incantesimo perde la sua connotazione astratta per acquisire lo status di oggetto capace di provocare cambiamenti sensibili, agendo come una sorta di proiettile o arma magica.
L’akkadico annovera inoltre una gran varietà di termini per definire la stregoneria. La parola principale è kišpū , derivate dal verbo corrispettivo kašāpu, che è inoltre la base per i termini kaššāpu “stregone” e kaššāptu “strega”.
Un altro gruppo di termini è derivato dal verbo epēšu “fare”, “praticare rituali”, “praticare stregoneria”.
Specifiche tipologie di stregoneria
1 zikurudû (Akkadico; Sumero: zi.ku5.ru.da) magia ‘che taglia la gola’
2 kadabbedû (Akkadico; Sumero: ka.dab.bé.da) magia ‘che afferra la bocca’
3 dibalû (Akkadico; Sumero: di.bal.a) magia ‘che distorce la giustizia’
4 zīru (Akkadico; Sumero: ḫul.gig) magia d’odio
La prima era considerate una tipologia estremamente pericolosa e spesso mortale, la cui attuazione includeva l’invocazione di divinità astrali.
Sia la numero 2 che la 3 miravano a rendere la vittima inerme ed incapace di difendersi di fronte a giudici e superiori in generale.
L’ultimo tipo, infine, provocava l’isolamento sociale della vittima e aperta ostilità nei suoi confronti (al suo esatto opposto troviamo rāmu, magia d’amore, che -ovviamente- suscitava nella vittima amore nei confronti del soggetto prescelto).

IL POTERE MAGICO DELLA PAROLA
Per agire su ciò che lo circonda e che vuole trasformare o eliminare, l'uomo non ha a disposizione che due mezzi essenziali: la mano e la parola.
Per quanto riguarda il primo, può operare sfruttando le proprietà dei molti elementi naturali che lo circondano.
La sua voce, invece, gli fornisce uno strumento efficace per farsi obbedire, non solamente dagli animali domestici e dagli altri uomini, e per arrivare, grazie ai suoi ordini, ai medesimi risultati.
Infatti, il nome proprio di un essere, così come le sue componenti grafiche e fonetiche, potevano essere manipolati magicamente, al fine di prenderne il possesso. Potevano infatti rappresentare, in virtù del principio della magia simpatica, il possessore del nome.
Quindi, non avere nome significava non esistere, chiamare per nome significava creare; con la parola si crea e si distrugge, si fissa il destino; infine, la maledizione espressa è ineluttabile.
Alla parola è riconosciuta la facoltà creativa e distruttiva.
Gli incantesimi non erano intesi per intrattenere, dimostrare abilità verbale o costruire mondi immaginari, ma per essere usati all’interno di rituali magici, al fine di provocare un cambiamento sensibile nel reale.
La parte verbale dei rituali magici obbedisce a regole che non differiscono fondamentalmente da quelle che governano il resto della materia magica. Il trasferimento di proprietà specifiche è raggiunto tramite la simbolica manipolazione di somiglianze. Nella maggior parte dei casi, la materia magica è caratterizzata da più che qualche somiglianza. Gli oggetti utilizzati devono essere puri, devono essere raccolti di notte o arrivare da paesi esotici. In altre parole, devono possedere proprietà diverse dagli oggetti comuni. Lo stesso si può dire del linguaggio magico.
Esso deve essere distinto dal linguaggio ordinario. Per raggiungere un simile obiettivo vi sono tre sistemi: il primo è quello di usare un linguaggio considerato sacro. Il secondo è quello di usare un linguaggio elevato rispetto all’ordinario, poetico. Un esempio può essere costituito dall’uso del Latino nel medioevo europeo, una lingua accessibile solo ad una ristretta cerchia di iniziati. Il terzo sistema consiste nell’utilizzo di un linguaggio apparentemente senza senso, che potremmo definire abracadabra. Un esempio proviene da un compendio medico per disturbi oculari del primo millennio a.C., in cui agli incantesimi, in lingua accadica, si fanno precedere alcune linee in uno sgrammaticato sumerico (di cui si riporta a titolo di confronto solo la prima linea):
EN2 igi-bar igi-bar-bar igi-bar-ra bar-bar igi-hul igi-hul-hul igi-bar-ra hul-hul
Il passaggio in questione non è, come può sembrare, una ripetizione di suoni priva di significato: la ripetizione di igi-bar fa comprendere che si tratta di qualcosa connesso con gli occhi; l’associazione con hul rende chiaro che si tratta di qualcosa di problematico. In questo modo, l’assenza di una grammatica e di una sintassi corrette viene compensata tramite la ripetizione e l’associazione fonica.
Oltre ad essere distinto da quello comune, il linguaggio magico deve anche possedere un’altra importante caratteristica, ovvero la capacità della persuasione. Molti autori hanno discusso della relazione tra retorica e magia, primo fra tutti Gorgia nel V sec. a. C.: entrambe hanno in comune l’intenzione di voler modificare il reale (come costringere un demone alla fuga o influenzare l’opinione pubblica durante un processo). I mezzi utilizzati per raggiungere tale scopo sono soprattutto poetici, quali figure retoriche di senso e di suono. Tra le seconde, figura l’uso di ripetizioni di singoli fonemi, parole o intere frasi: esse sono necessarie per impartire maggior autorità al comando o maggior forza all’azione da compiere, con un'efficacia proporzionata alla sua insistenza.
Le parole sono dunque di importanza cruciale per lo specialista della magia. Non solo sono gli strumenti con cui lavora, ma costituiscono un potere che è necessario saper attivare. L’atto magico significa riuscire a creare con le parole, poiché esse sono dotate di un potere peculiare nel campo magico.

Alcuni esempi di incantesimi

1 Incantesimo per avere del cibo
2 kakkabū akallakunūti
3 šamû akallakunūti
4 ersetum akallaki
5 Anum akallaka
6 Enlil akallaka
7 adi eleqqu
8 maštīti u kurummati
9 [ ]x šamû šamû
10 tu-én-é-nu-ru

Traduzione
2 Stelle, io vi trattengo!
3 Cieli, io vi trattengo!
4 Terra, io ti trattengo!
5 An, io ti trattengo!
6 Enlil,io ti trattengo!
7-8 Fino a quando non avrò la mia bevanda e la mia razione di cibo!
9...cieli, cieli.
10 Formula magica.

1 Incantesimo d’amore
24. amrannima kīma pitnim hudu
25. kīma Zeraš libbaka liwir
26. kīma dšamašim ittanpuham
27. kīma d Sîn idišam
28. [X X I]G u ramka lidiš
24. guardami e sii teso come le corde di un’arpa,
25. che il tuo cuore avvampi come con il liquore,
26. continua a bruciare come il sole
27. continua a rinnovare te stesso come la luna,
28. …che il tuo amore sia sempre fresco.
1 Incantesimo di protezione per il mago
1. APIN! (AK) ersetam irahhi
2. {d}Šakkan ramānašu uššap
3. lūšimma ramāni lūšip šiptam
11. šipat ramāniya yâti ahzini
Traduzione
1. L’aratro insemina la terra,
2. Šakkan incanta se stesso.
3. Fa’ che io incanti me stesso, fa’ che io mi incanti con un incantesimo!
11. così, incantesimo che io lancio su me stesso, prendimi!

1 Incantesimo per far dormire un neonato (!)
1.sehrum wāšib bīt ekletim
2. lū tattasâm tātamar nūr šamšim
3. ammīn tabakki ammīn tuggag
4. ullikīa ammīn lā tabki
5. ili bītim tedki kusarikkum iggeltêm
6. mannum idkīanni
7. mannum ugallitanni
8. sehrum idkīka sehrum ugallitka
9. kīma šātû karānim
10. kīma mār sābītim
11. limqutaššum šittum
Traduzione
1. Bambino, che hai vissuto nella casa dell’oscurità,
2. ora sei fuori, hai visto la luce del sole.
3. Perché piangi, perché strilli?
4. Perché non hai pianto là dentro?
5. Hai svegliato il dio della casa, il kusarikkum si è svegliato:
6. “Chi mi ha svegliato?
7. Chi mi ha allarmato?”
8. Il bambino ti ha svegliato, il bambino ti ha allarmato!
9. “Come sui bevitori di vino,
10. come sugli ubriachi,
11. possa il sonno cadere su di lui!”

lunedì 22 febbraio 2016

Il Pantheon Mesopotamico

Le divinità che caratterizzano la regione della Mesopotamia erano note, sin dai primordi, per non essere un pantheon gerarchico e tantomeno uniforme, nel nome, nella distribuzione dei poteri, nella loro provenienza. La cultura Mesopotamica varia da cittá/stato a città/stato (trattandosi di una regione che raccoglie in sé Iraq, Kwait, nord-est Syria, sud-est Turchia e sud-ovest Iran) ed é per questo motivo che ad una divinità quale Marduk non può essere assegnato il titolo di Re degli Dei come potremmo fare con uno Zeus greco. Infatti, se Marduk viene venerato come tale nell´alta Babilonia, non lo é tra i Sumeri per cui Enlil ricopre tale ruolo.
Inoltre, quando parliamo di cultura Mesopotamica e demoni, é bene ricordare come il termine stesso derivi dal greco antico δαίμων (daimon) che significa semplicemente spirito e non ha alcun legame con entità per forza di cose maligne o negative!
Di seguito, vi fornisco la “mia” lista di divinità appartenenti al Pantheon Mesopotamico; mia, in quanto non si tratta dell´elenco completo, ma di quelle più rilevanti e/o con cui ho avuto il piacere di….farci due chiacchiere! A titolo informativo, le popolazioni Mesopotamiche veneravano qualcosa come un migliaio di diverse divinità e demoni, ma come scrive Thorkild Jacobsen nel suo lavoro The Treasures of Darkness: A History of Mesopotamian Religion “Le divinità che formano l´assemblea spirituale mesopotamica erano una legione.
Non é pertanto possibile caratterizzarne ed estrapolarne che alcune, tra le più prominenti” (traduzione personale dal testo in lingua originale). Nonostante ciò, per chi intendesse approfondire l´argomento per via culturale e bibliografica, gli autori di riferimento sono: Jeremy A. Black, Stephanie Dalley, Will Durant, Thorkild Jacobsen, Samuel Noah Kramer e Gwendolyn Leick.

AMURRU - Dio Arcade e Sumero della tempesta e del cielo, venerato presso gli Amoriti (noti anche come gli Amurru) che migrarono in Mesopotamia nel 2100 AC. Il Dio Amurru é spesso associato ad Abad, ma ne é una versione ingentilita spesso raffigurato con una gazzella ed un bastone da pastore a vegliare sui nomadi. Conosciuto anche come Martu, la sua sposa é Beletseri, scriba dei defunti.

ANUNNAKI - il “Fato” mesopotamico e giudice delle anime dei defunti.

ASHNAN - Dea Sumera del grano, figlia del Dio Enlil, nata per apportare sostentamento agli Annunaki, giudici dei morti. Sembra però che gli Annunaki non fossero in grado di cibarsi in alcun modo da quanto offerto dalla Dea, per evitare che il grano prodotto venisse sciupato, la razza umana venne creata.

BASMU - Il grande serpente mesopotamico e fedele alleato della Dea delle nascite o del Dio Ningishzida, signore dell'oltretomba, é rappresentato come intrecciato attorno ad un bastone o come una coppia di serpenti in accoppiamento.

DAGON - Noto anche come Dagan, é Dio del grano e della fertilità ed era venerato maggiormente nella zona del medio Eufrate; regna anche sulle condizioni atmosferiche.

DUMUZI - Dio Sumero della fertilità e dei pastori, consorte della Dea Inanna e fratello di Geshtinanna. Prese il posto di Inanna nel regno dei morti dopo che la Dea venne assassinata da Ereshkigal ed il fratello si offri di occuparne il posto. Fu così che le due divinità decisero di regnare a cicli alterni di sei mesi ciascuno.

EA - Dio Babilonese della saggezza e dell´acqua fresca, conosciuto tra i Sumeri come Enki, Dio delle arti magiche che sconfisse il padre Apsu e creò la terra. Era una delle divinità più conosciute ed amate della Mesopotamia e spicca coraggiosamente nella saga della “Grande Inondazione” durante la quale salva l´intera umanità avvisando il buon uomo Atrahasis di costruire un´arca prima che l´acqua giunga (ricorda qualcosa……?!); partecipa inoltre alla note Discesa di Inanna, fornendo i mezzi necessari a salvare la Dea dall´oltretomba. È conosciuto come il più saggio tra gli dei, patrono degli artigiani e degli esorcisti.

ENKIDU - Dio Sumero delle foreste e della natura, é colui che venne mandato sulla terra dagli Dei per insegnare al re Gilgamesh una lezione di umiltà; i due diventano in un secondo momento ottimi amici, come fratelli. La sua morte, é causata dall´impeto di Gilgamesh di lanciarsi nella disperata ricerca del senso della vita.

ERESHKIGAL - Dea Sumera dell´oltretomba e Regina dei morti, il suo nome significa “La Signora del Palazzo Grandioso”. La Dea era ben nota e temuta, consorte del Toro Celeste, é la sorella maggiore di Inanna. Sovrana del regno dei morti in solitaria (anche per questo le é affibbiato l´epiteto di “Signora del Non-Ritorno), é nota anche come Irkalla.

GESHTINANNA - Dea Sumera della fertilità e sorella di Dumuzi, il cui nome significa “La vite celeste”, governa sui ritmi naturali della terra dall´equinozio di primavera sino a quello d´autunno, quando ritorna al regno dei morti per rilasciare Dumuzi (che sta sostituendo Inanna) il quale ritorno sulla terra per sorvegliare il ciclo naturale per i restanti sei mesi dell´anno.

GULA - Dea Sumera della guarigione, consorte di Ninurta. É patrona dei dottori ed é di solito raffigurata circondata da stelle e con un cane al suo fianco. É anche associata al regno dell´oltretomba.

INANNA - Dea Sumera della sessualità, della passione, della fertilità, dell´amore e della guerra, é patrona delle prostitute. Inanna diventa identificata e scambiata con la Dea Babilonese Ishtar, che finisce con l´assumere molti dei suoi attributi.
Famosa come la più amata e venerata tra le divinità del pantheon Sumero, Inanna é protagonista della maggior parte dei miti e leggende tramandati, per non parlare degli inni scritti in Suo onore ed é, insieme a Anu, Enki ed Enlil, una delle quattro divinità più potenti e temute. È raffigurata spesso mentre cavalca un leone e viene invocata come “Regina dei Cieli”, sorella minore di Ereshkigal, era patrona della città di Uruk alla quale si dice abbia dato in dono le sacre leggi della sapienza e della saggezza. Da molti scrittori, é descritta come colei che é in grado di trasformare uomini in donne, ferocemente sensuale e non sposata, associata al pianeta Venere.

IRRA - Dio Babilonese del piacere, associato spesso al dio della morte Nergal. Irra é intelligente e responsabile delle miserie del genere umano; la leggenda narra di come quando prese potere sulla città di Babilonia in assenza di Marduk e la portò sull´orlo della distruzione, riconsegnandola al Dio completamente sottosopra, avendo fatto strage tra i concetti di giusto e sbagliato. Noto anche come Erra, é conosciuto principalmente in Babilonia.

ISHTAR - Dea Babilonese del piacere e dell´amore, si differenzia principalmente da Inanna in quanto dotata di una maggiore sensualità. É la divinità collegata agli amori nascosti, volatili e selvaggi.

KULLA - Dio Babilonese delle costruzioni, viene invocato all´atto di porre le fondamenta nella costruzione di edifici o templi e congedato quando la costruzione é terminata. Sono state ritrovate numerose tavole con incisi incanti di benedizione al Dio, così come preghiere di congedo.

LAMA - Dea Sumera della protezione, é nota tra gli Accadi come Lamassu. Raffigurata come una donna vestita da un lungo e stretto abito, appare accompagnata da un toro alato o da un leone con testa di donna, e veglia su templi e palazzi proteggendoli dalle forze del caos e dagli attentati nemici. Il suo nome significa “spirito di protezione”.

MUSHHUSHSHU - Spirito Babilonese di protezione, significa letteralmente “serpente furioso”; é una creatura dalle forme di un lungo e snello cane, con corpo e coda squamosi, artigli come un uccello, un lungo collo, lingua biforcuta e un corno sporgente (avete mai visto il cartone della Disney Mulan…..?!). Direttamente collegato al Dio Marduk, viene invocato direttamente dalle divinità in caso diaiuto!

NABU - Dio Babilonese della scritture e della saggezza, figlio di Marduk e nipote del dio supremo della conoscenza Ea. É patrono degli scriba, sorveglia le Tavole del Destino (che controllano e bilanciano i cicli universali) ed é raffigurato mentre cavalca o si erge al fianco di un Mushhushshu.

NANSHE - Dea Sumera della giustizia, patrona degli orfani e delle vedove. Governa le leggi dell´equità, dell´acqua fresca e della fertilità, favorisce i profeti e dona loro l´abilità di interpretare i sogni. Nota anche come la custode dei depositi, ne supervisiona e protegge il contenuto.

NINGISHZIDA - Dio Sumero dell´oltretomba, il suo simbolo é il serpente Basmu arrotolato intorno ad un bastone (praticamente lo stesso che rappresenta Hermes), noto anche come Signore del buon Albero, associato alla fertilità ed invocato in caso di protezione.

NINHURSAG - É la Dea Madre Sumera, signora della fertilitá, della natura e della vita sulla terra. Il suo nome significa “La Signora della Montagna” ed é nota anche come essere la Madre di tutti gli Dei. É conosciuta anche con i nomi di Belet-Ili, Damgalnunna, Ki, Nintu, Nintur, Aruru, Mami o Mama.

NINLIL - Dea Sumera dell´aria, conosciuta originariamente come Sud prima che andasse in sposa ad Enlil.

NINURTA - Dio Sumero della guerra e del vento del sud, é raffigurato come un fiero combattente che utilizza per lo più muscoli che cervello, dotato di arco, spesso dipinto mentre combatte o rincorre un mostro con corpo di leone e coda di scorpione.

SHAMASH - Dio Babilonese del Sole, identificato con il Dio Sumero Utu, regna sulla giustizia suprema e viene invocato come protezione da viaggiatori, mercanti, soldati e marinai. Viene spesso raffigurato mentre regge una spada che utilizza ogni giorno all´alba per farsi strada tra le montagne. Nel suo ruolo di protettore é dipinto mentre si erge su una barca/carro/cavallo in base alla necessità specifica. É consorte della Dea dell´alba Aja.

SHERIDA - É l´antica dea Madre Sumera, generatrice e sostenitrice della luce e della vita. É una delle più antiche divinità mesopotamiche che ha ricoperto per anni un ruolo primario, diventando solo successivamente nota come la sposa del Dio del sole Utu.

SIN - Dio Babilonese della luna, noto tra i Sumeri come Nannar. Associato alla fertilità femminile e del bestiame é raffigurato come un uomo accanto ad una luna crescente.

TIAMAT - La Dea Madre primordiale della Mesopotamia, madre di tutti gli Dei, consorte di Apsu, che venne sconfitto ed ucciso in battaglia da Marduk. Dopo la sua morte, il Tigri e l´Eufrate si riversarono sulla terra dai suoi occhi; la Dea appresenta l´acqua salata, mentre il suo consorte Apsu quella dolce e grazie alla loro sacra unione diedero vita alla stirpe divina.

ZAKAR - Dio Babilonese dei sogni, i quali venivano considerati come un messaggio degli Dei. La responsabilità del Dio era appunto quella di mandare il corretto messaggio all´essere umano prescelto.



Lily VioletSnake








lunedì 15 febbraio 2016

Who's who? Silver Ravenwolf


Silver Ravenwolf (Janine E. Trayer) nacque in Pennsylvania ad Harrisburg l'11 settembre del 1956.
Frequentò la Cedar Cliff High School a Camp Hill e successivamente l'Harrisburg Area Community College.
Il suo percorso nel neopaganesimo iniziò all'età di 17 anni quando la prematura scomparsa della madre la portò a mettere in dubbio i valori religiosi nei quali era cresciuta.
Questa sua ricerca avvenne in un periodo in cui l'editoria di settore non aveva ancora prodotto il vasto assortimento che ci è familiare e i testi disponibili erano scarsi. Uno dei testi a cui ebbe accesso fu “Diary of a Witch” di Sybil Leek.
Nonostante la sua vita privata richiedesse moltissimo del suo tempo, madre di quattro figli avuti nei primissimi anni di matrimonio, riuscì comunque a impegnarsi in modo attivo nell'Arte.
Nei primi anni '80 fondò la Wiaccan/Pagan Press Alliance per dare una risposta alla scarsa qualità delle produzioni amatoriali del settore, infatti la newsletter prodotta non era solo dedicata ad argomenti specifici dell'Arte ma anche a consigli per aspiranti scrittori e ad informazioni legate a pubblicazioni esistenti e dove reperirle.
Un aneddoto interessante del suo percorso è che a lungo il luogo di ritrovo del suo gruppo è stato il suo tavolo della sala da pranzo.
La sua costante ricerca, attività e dvozione la portarono nei primi anni '90 a ricevere l'iniziazione di terzo grado da Lord Serphant (Serphant Stone Family) e la successiva elevazione di Anziana (Eldering). Quest'ultima non avvenne in Pensylvania ma bensì in North Carolina. Questo denota come la formazione e i contatti non avvenissero solo in ambito locale ma anche a distanza, nonostante la lentezza dei mezzi disponibili al tempo.
La sua ampia attività, continua ricerca e la formazione acquisita dettero luogo alla creazione della sua Tradizione:
Black Forest.
Durante i suoi anni di ricerca venne anche in contatto con la pratica del Pow Wow, una forma sincretica di magia popolare legata a zone specifiche della Pennsylvania, nella quale venne istruita da Preston Zerbe. Pratica che ha inserito nel percorso della sua Tradizione ed è un suo carattere distintivo.
Molto attiva sul web sotto varie forme, che in qualche modo rispecchiano la naturale evoluzione della rete, da alcuni anni dalle pagine del suo blog ogni dicembre inaugura il suo “Great Release Challenge”, un programma di 31 giorni dedicato al liberarsi di cose inutili sia sul piano fisico che spirituale.
Di recente, dal suo profilo su Instagram, ci mostra le sue creazioni di Artigianato Magico.
Fra le sue attivita virtuali troviamo il corso Granny Magick. Le lezioni sono disponibili sul suo profilo Etsy. Attualmente il corso si articola su 4 lezioni che aiutano ad approfondire la pratica Pow Wow di stampo pagano in assenza di testi specifici facilemnte disponibili.
La sua notorietà in Italia è stata a lungo legata ai suoi libri, nonostante le traduzioni riguardino solo una minima parte della sua produzione.
In Italia, così come in patria i suoi libri hanno suscitato notevoli polemiche, sia legate ai contenuti sia legate al modo di presentare queste informazioni.



Bibliografia
Hex Craft: Dutch Country Pow-wow Magick Ripubblicato successivamente con il nome di American Folk Magick: Charms, Spells & Herbals sempre a cura della Llewellyn.

Angels: Companions in Magick in Italia a cura della Mursia con il titolo Angeli. Compagni di magia.

Halloween: Spells, Recipes & Customs fa parte della serie dedicata ai Sabba della Llewellyn in Italia è stata tradotta dalla Armenia con il titolo La Notte di Halloween.

HedgeWitch: Spells, Crafts & Rituals For Natural Magick un testo introduttivo, ma completo, che ci descrive questo nuova sfumatura dell'Arte.

Mindlight: Secrets of Energy, Magick & Manifestation

La serie “Silver's Spells for” merita un capitoletto a parte, in quanto in italiano ne sono uscite due versioni con due titoli diversi e conseguentemente copertine diverse. Libri da lungo tempo esauriti ma che fanno capolino nei banchetti degli sconti dei centri commerciali. Sicuramente da leggere in quanto, oltre alla parte puramente magica, al loro interno si trovano consigli molto pratici per come gestire alcune situazioni. Ovviamente qui, come in altri libri, il contesto culturale dove i libri sono stati pensati e creati va tenuto in considerazione.
Silver's Spells for Prosperity ripubblicato poi come Silver's Spells for AbundanceGenerare la Prosperità/Incantesimi per la Prosperità, Armenia
Silver's Spells for Love – Far Nascere l'Amore/Incantesimi d'Amore, Armenia
Silver's Spells for Protection - Attirare la Fortuna/Incantesimi per la Fortuna, Armenia

TeenWitch!: Wicca for a New GenerationGiovani Streghe, Macro Edizioni

To Ride a Silver Broomstick: New Generation Witchcraft - Incantesimi per Giovani Streghe, Armenia
To Stir a Magick Cauldron: A Witch's Guide to Casting and Conjuring – Il Calderone Magiko, Macro Edizioni
To Light a Sacred Flame: Practical Witchcraft for the Millennium – Come attivare il Proprio Potere Magico, Accendere la Fiamma Sacra, Macro Edizioni
Nella seconda edizione dei volumi in lingua originale si sono adottate copertine più sobrie e meno adolescenziali.
Questi ultimi tre libri sono concepiti come un corso in tre livelli. Lo stile di impostazione cambia notevolmente da libro a libro. Mentre To Ride a Silver Broomstick è molto più schematico e teorico
Gli altri affiancano parti teoriche a parti pratiche. Per questo motivo ho sempre considerato Teen Witch l'eserciziario da affincargli.

Solitary Witch: The Ultimate Book of Shadows for the New Generation un volume corposo che copre tutti gli aspetti della Stregoneria. Facile da consultare ma allo stesso tempo completo.

Witches Runes: Insights from the Old European Magickal Traditions (Cards) (with Nigel Jackson) Impossibile da reperire se non a prezzi proibitivi.

A Witch's Notebook: Lessons in Witchcraft Appunti dell'autrice su vari aspetti dell'Arte e come nel suo stile, un libro infarcito di pratica.


Romanzi
Beneath a Mountain Moon
Murder at Witches' Bluff: A Novel of Suspense and Magick – Le streghe di Cold Spring, Armenia

Witches' Chillers series:
Witches' Night Out – L'altro delle Streghe, Armenia
Witches' Night of Fear – Notte di Paura, Armenia
Witches' Key to Terror

Molti testi sono stati editi anche in versione e-book

Tempesta

lunedì 8 febbraio 2016

Cinema Stregato

Inauguriamo questa rubrica sui film a tema stregoneschi con una pellicola molto amata anche se non molto conosciuta, “Amore e incantesimi” (Pratical magic). 
Film del ‘98, vanta un ottimo cast a cominciare dalle protagoniste, Sandra Bullock e Nicole Kidman. 

Ma veniamo alla trama: le sorelle Gillian (Nicole Kidman) e Sally Owens (Sandra Bullock) vengono allevate dalle zie Jet e Frances dopo la morte dei genitori. Le Owens sono streghe da generazioni, cosa non ben vista dagli abitanti del villaggio, e sono purtroppo colpite da una maledizione che gravita su qualunque uomo venga da loro amato, destinato a morire entro breve. 
Le due ragazze hanno un rapporto molto diverso con i loro poteri: come Gillian ne è attratta e li usa indiscriminatamente, trovando stretta la vita nella piccola cittadina e fuggendo da essa in cerca di avventure, così Sally invece ne è spaventata, cerca in tutti i modi di conformarsi e apparire normale arrivando addirittura, alla morte del marito, a vietare alle figlie Antonia e Kylie di praticarla. 

La situazione cambia durante l’assenza della zie, quando Gillian chiama Sally cercando aiuto: la donna vuole scappare da Jimmy, il fidanzato violento. La sorella accorre in suo aiuto ma durante la fuga vengono intercettate dall’uomo che, costrette a difendersi, uccidono. Tornate a casa cercano di rianimarlo con un incantesimo che non sortisce effetti, e decidono quindi di seppellirlo nel giardino. Al ritorno delle zie Gillian torna quindi a vivere con loro. 
L’apparente armonia ritrovata viene distrutta dall’investigatore Gary Hallet, giunto da loro per cercare Gimmy, accusato di vari reati tra cui l’omicidio. L’uomo sospetta subito delle sorelle, nonostante la forte attrazione per Sally che lo ricambia ma, temendo la maledizione, non riesce a lasciarsi andare. Mentre Gillian tenta, anche con la magia, di allontanare l’investigatore, Antonia e Kylie riconoscono Gary come “l’uomo dei sogni” della madre, che da bambina aveva fatto un incanto per richiamare l’uomo perfetto. 

Nel frattempo l’incantesimo gettato dalle sorelle su Gimmy comincia a farsi sentire: le bambine ne intravedono lo spirito mentre come le rose sotto cui è stato sepolto crescono fin troppo velocemente. Gimmy vuole vendetta, e Sally dovrà imparare ad accettare la sua parte magica e mostrarla a tutto il villaggio per evitare che la sorella cada vittima di un orribile fato. 

Perché consiglio questo film? Per il modo in cui la magia e la vita “reale” si intersecano. Quando Gillian tenta di far andare via Gary non compie un complicato rituale, ma nello sciroppo d’acero mette qualche erba che per tradizione è preposta ad allontanare. 
Nella casa delle zie la magia non solo si pratica, ma si respira. Non viene considerato qualcosa di strano, una parte della propria vita da tenere ben nascosta, ma un mezzo da adoperare quando se ne ha il bisogno, ormai talmente radicato nelle loro vite da apparire normale e divertente. Nonostante questo si evince dal loro comportamento che la magia prevede attenzione e studio delle sue forze, pena la perdita del controllo dell’incantesimo come accadrà a Gillian e Sally. 
Ma ricorda anche che un gruppo, tradizionale o meno, può sempre esserti di supporto anche nei casi più bui, e che la soluzione non è nascondersi cercando di conformarsi agli altri, bensì essere orgogliosi di sé stessi e delle proprie scelte. Citando la zia Jet “Quando capirai che essere normali non è necessariamente una virtù? Denota piuttosto mancanza di coraggio!” 
Come nota conclusiva segnalo che questo film è tratto dal libro “Il giardino delle magie” di Alice Hoffman. L’autrice ci presenta un affresco incredibilmente realistico dei rapporti tra sorelle, non solo riguardo Gillian e Sally ma anche con Antonia e Kylie, la cui relazione è approfondita e risulta difficoltosa, nel corso della loro crescita, al pari di quella della madre e della zia. A mio parere risulta però piuttosto povero del contatto con la magia, che si evince solo verso le ultime pagine, creando una storia molto diversa rispetto a quella del film. Se state quindi cercando un romanzo “stregato” è meglio cercare altrove e limitarsi a guardare questo godibilissimo film.


Mircalla

martedì 2 febbraio 2016

Chakra e Sistema Energetico

L’energia ed il campo energetico umano: un’introduzione generale
La roccia è la metafora che più è stata usata per rappresentare la materia nella sua forma di
apparente compattezza, come si credeva che fosse prima della teoria della relatività di
Einstein e degli sviluppi susseguenti della fisica moderna.
Nei primi 30 anni del secolo scorso, Planck prima ed Einstein dopo posero le basi di una vera e
propria rivoluzione, in particolare con la teoria della relatività di Einstein e la sua celebre
formula:
E = mc²; l'energia è uguale alla materia moltiplicato una costante, ovvero la materia e
l'energia sono due volti della stessa realtà.
Così la materia perde quel valore di compattezza che per secoli aveva avuto nella fisica
classica, ed acquista un valore più fluido: essa è principalmente energia che "appare" come
qualcosa di compatto, ma non lo è.
L'universo che ci circonda, gli oggetti e il nostro stesso corpo sono quindi forme diverse della
stessa energia: sembrano separati dal resto e con un aspetto nettamente solido e pesante,
mentre in realtà esso è etereo e impalpabile.
La materia e l’energia sono dunque due aspetti della medesima realtà: l'intero universo
appare come un unico campo di energia che si manifesta in vario modo.
Manifestazioni dell’energia

Esterna
1. Celeste: scende dal cielo, dai pianeti e dalle stelle, viene assorbita dal 7° chakra e dai palmi
delle mani quando rivolti verso l’alto.

2. Terrena: sale dal centro della terra.  Viene assorbita dalle piante dei piedi, dal 1° chakra e dai palmi delle mani quando rivolti verso il basso.

Interna
1. Pre-natale o ereditaria, è l’energia ricevuta dai nostri genitori al concepimento. L’energia sessuale è parte di essa, risiede nel tan-tien inferiore e diminuisce nel corso della vita.

2. Post -natale. Proviene dagli alimenti, dall’acqua e dall’aria. E’ l’energia acquisita ed utilizzata per la sopravvivenza. Risiede nel tan-tien mediano.

3. Mentale o spirituale. È la risultante della trasformazione alchemica delle precedenti. Costituisce l’impulso di crescita spirituale che ci permette di evolverci. In una prima fase alberga nel cuore (4° chakra) per poi elevarsi verso i chakra superiori ed il 3° tan-tien con la crescita
spirituale.

Struttura energetica umana è composta da chakra, tan-tien, meridiani, aura.

Chakra: dal sanscrito “ruota che gira”, “vortice”. Generalmente se ne contano 7 principali, 21
minori e molti altri più piccoli. Ad eccezione del 1° e del 7° tutti hanno un aspetto frontale ed
uno posteriore.
Ogni chakra è una valvola d’ingresso dell’energia: la risucchia o convoglia dall’esterno verso il
nostro corpo, con un meccanismo simile a quello dei mulinelli o vortici d’aria.
La loro misura ed il loro aspetto variano a seconda del nostro stato di salute fisico, mentale ed
emozionale. Il loro scopo è quello di canalizzare l’energia esterna verso le strutture del corpo
fisico e mantenere il contatto con i corpi sottili (aura); più precisamente, assorbono l’energia
esterna, la scompongono e la inviano, attraverso i canali energetici, fino ai vari plessi nervosi
ed endocrini e quindi al sangue.
Ad ognuno di essi è associato un colore, connesso con la frequenza vibratoria che viene
metabolizzata grazie alla sua specifica velocità di rotazione, delle funzioni psicologiche,
mentali ed emozionali ed inoltre organi, plessi nervosi e ghiandole del sistema endocrino.
I chakra hanno forma di cono e quando sono in salute girano in senso orario; la rotazione in
senso orario attira le energie dal campo energetico universale all’interno del chakra.
Quando i chakra roteano in senso antiorario la corrente defluisce dal corpo verso l’esterno,
interferendo con il metabolismo. Altre cause di malfunzionamento dei chakra sono i blocchi (il
flusso energetico è rallentato o arrestato), le deformazioni o le lacerazioni (osservabili in caso
di forti traumi o malattia). Definiamo allora quel chakra “bloccato” (o, meno correttamente,
“chiuso”: infatti i chakra si chiudono completamente solo al momento della morte).

Tan tien: sono centri di trasformazione ed accumulo d’energia.
Sono 3: quello inferiore, situato poco più in basso dell’ombelico, è la sede dell’energia prenatale.
Quello mediano, situato nel plesso solare, è la sede dell’energia post-natale, generata da
alimenti, acqua ed aria. Diversi organi collegati a questo tan tien si occupano di processare
l’energia (per es. polmoni e stomaco).
Infine, il superiore, situato all’altezza del terzo occhio, è la sede dell’energia spirituale.

Meridiani: sono canali di circolazione energetica che agiscono come fiumi trasportando
l’energia in tutto il corpo. A loro volta questi canali si ramificano in centinaia di canali
secondari portando l’energia alla pelle, al midollo ed al cervello. Secondo la medicina tradizionale cinese, i più importanti sono:

• 12 meridiani principali, ciascuno dei quali è collegato con l'omonimo organo interno e
possiede punti propri.

• 8 meridiani STRAORDINARI, senza collegamenti con organi specifici.

• 12 meridiani secondari o collaterali che collegano tra loro i meridiani accoppiati di
diversa natura.

Aura: può essere descritta come un insieme di corpi sottili che circonda e compenetra il corpo fisico. E’ formata da 7 strati, ognuno collegato con uno specifico chakra. Questi 7 strati si espandono in misura crescente fino a raggiungere l’estensione di circa 1 m, 1 m e mezzo intorno a noi. I livelli o corpi sottili sono costituiti da una sostanza sempre meno tangibile a mano a mano che si procede verso l’esterno ed hanno frequenze vibratorie sempre più alte.
Ogni strato, procedendo da quelli interni verso quelli più esterni, permea completamente i precedenti, compreso il corpo fisico. In realtà, i vari corpi sottili non sono propriamente strati, anche se è così che li percepiamo, quanto piuttosto “versioni” più estese di noi. Ogni livello ha la sua funzione ed i suoi sentimenti associati. I primi 3 formano il piano fisico, mentre gli ultimi 3 il piano mentale. Il 4° livello occupa una posizione di transizione fra questi due piani e la sua funzione, importantissima, è quella di trasformare l'energia proveniente dai livelli superiori verso la realtà fisica, diminuendo la frequenza vibratoria, ed allo stesso tempodepurando ed aumentando la frequenza proveniente da quelli inferiori.
Il 1°, 3°, 5° e 7° strato hanno generalmente una struttura ben definita, mentre quelli intermedi sono più fluidi e vengono in una certa misura in fluenza ti dagli strati definiti.
L’aura può essere facilmente percepita con il tatto e, tramite opportuni esercizi, anche visualizzata.