lunedì 28 marzo 2016

Biblioteca Stregata: The Triumph of The Moon




The Triumph of The Moon di Ronal Hutton va collocato all'interno del ciclo che l'autore ha dedicato al paganesimo nelle isole britanniche, iniziato con The Pagan Religion of the British Island e terminato con il libro in oggetto. Il testo ha anche la particolarità di essere uno dei primi tentativi di analizzare con metodi scientifici la nascita della stregoneria pagana, che come ci dice Hutton stesso, è l'unica religione che l'Inghilterra abbia prodotto.
Hutton propone un analisi quanto più accurata possibile della nascita e dei primi sviluppi della Wicca.
Il testo si articola in due sezioni. La prima 'Macrocosmo' dedicata all'analisi del contesto culturale precedente alla nascita di questa religione. In questa sezione in ogni capitolo viene analizzato un aspetto del contesto culturale e storico nel panorama magico ed esoterico esistente agli inizi del '900 in Inghilterra.
La seconda parte 'Microcosmo' analizza la nascita e i successivi sviluppi anche attraverso l'analisi dei principali protagonisti che hanno contribuito allo sviluppo e alla sua diffusione, non tralasciano eventuali contaminazioni da parte di altri movimenti esistenti. Non è sicuramente esaustivo di tutti gli sviluppi e contaminazioni subite dalla Wicca nel corso del tempo, ma questo è ben specificato nelle prime pagine del testo dall'autore stesso, che ci comunica quali siano state le motivazioni che lo hanno portato a concentrarsi su un contesto geografico ben preciso. Nonostante queste premesse troviamo comunque alcuni accenni agli sviluppi avvenuti in USA.
A mio avviso di notevole interesse è l'approccio agli argomenti controversi. Dopo un analisi delle varie ipotesi ci espone le motivazioni che lo spingono a preferirne una rispetto alle altre. Nonostante la veste grafica e la corposità dello scritto tendano a scoraggiare molti aspiranti lettori, è un testo che vale la pena leggere, non solo per l'argomento trattato, ma anche per il ricco apparato di note che danno molti spunti per un approfondimenti.

Ronald Hutton, The Triumph of The Moon: a History of Modern Pagan Witchcraft, Oxford
University Press



Tempesta

lunedì 21 marzo 2016

Il Primo Chakra

FUNZIONAMENTO, PROBLEMATICHE, TECNICHE DI RIEQUILIBRIO

I chakra possono crescere e espandersi e indebolirsi in forza e capacità vibratoria; possono persino bloccarsi e diventare stagnanti come delle pozze che non hanno abbastanza ricircolo.
Ognuno dei sette chakra maggiori si riferisce a differenti aspetti del corpo, della mente e dell'anima, benché tutti e sette siano interconnessi e interdipendenti.
Probabilmente il chakra che più comunemente si trova in uno stato di debolezza è il primo.



Chiamato anche chakra della radice (il suo nome in sanscrito è Muladhara, letteralmente, appunto, “radice”), esso è posto alla base della colonna vertebrale; è associato alla quantità di energia fisica e alla volontà di vivere nella realtà materiale. L'elemento associato al primo chakra è quindi la terra.
Il coccige agisce con una pompa di energia alla base del sistema dei chakra e contribuisce a radunare il flusso energetico e a spingerlo su per la colonna vertebrale; questo meccanismo, associato ad una sana volontà di vivere, fa in modo che l'individuo abbia una presenza vigorosa e vitale: è come se gli dicesse “io sono qui ora”.

Per crescere alta e robusta, una pianta ha bisogno di avere delle radici solide e profonde: proprio come le radici si allungano verso il basso, così l'esperienza del nostro primo chakra ci porta a muovere l'energia e l'attenzione verso il basso, all'interno del nostro corpo, scendendo lungo le gambe e i piedi e, anche simbolicamente, nel nostro passato.
Il lavoro con questo chakra merita speciale attenzione: infatti, se la pompa di base è debole il lavoro fatto sugli altri chakra non sarà incisivo e rischierà di venire addirittura vanificato (pensiamo ad una casa: non ha senso preoccuparsi del colore dell’intonaco se le fondamenta minacciano di cedere da un momento all’altro).

Lo sviluppo del primo chakra avviene del corso di tutta l’esistenza di una persona, ma in particolar modo durante i primi mesi di vita; le circostanze che si verificano durante la gestazione, ad esempio, possono tutte avere un'influenza sul primo chakra: una gravidanza difficile, un parto traumatico, la separazione dalla madre subito dopo la nascita. Durante questa fase della vita la consapevolezza del neonato è incentrata soprattutto sul suo istinto di sopravvivenza e sulla soddisfazione dei suoi bisogni primari, protagonista dei quali è la madre; il bambino impara che un corpo ben nutrito amato e curato è un ambiente piacevole in cui vivere e lo stesso vale per il mondo circostante; impara che l'espressione delle sue necessità dà seguito alla manifestazione e alla concretizzazione di ciò che gli serve.

I traumi e l'abbandono, le violenze fisiche, le difficoltà, la fame danneggiano il primo chakra: allora il bambino impara a non fidarsi, a trascurare le necessità del suo corpo e ad ignorarle o a sublimarle. Il bambino quindi sposta l'energia verso l'alto, lontano dalle radici.

I blocchi nel primo chakra possono manifestarsi come eccesso o come carenza. Ricordo che un chakra si chiude completamente soltanto quando si muore, in tutti gli altri casi parliamo di blocco.
Quando il centro coccigeo è ostruito o bloccato gran parte della vitalità fisica è paralizzata e la persona non produce una forte impressione nel mondo concreto: è come se non ci fosse, se fosse
poco incisiva, poco vitale, quasi trasparente. Eviterà l'attività fisica, avrà scarse energie e talvolta una salute cagionevole. Il senso di benessere è altamente dipendente da circostanze esterne: finché ogni cosa si sussegue in modo fluido e secondo il suo gusto e le sue aspettative, la persona si sente a posto, serena, sente di avere tutto sotto controllo; ma quando le circostanze mutano e si fanno incerte o semplicemente accadono avvenimenti che la contrariano, improvvisamente la persona si sente insicura e infelice; inoltre, avverte una generale mancanza di fiducia nell'interagire con qualsiasi cosa si trovi al di fuori della propria comfort zone. Su un piano fisico, i sintomi che si possono riscontrare in modo frequente o ricorrente sono: problemi alimentari, affaticamento delle ghiandole surrenali, problemi e ferite ai piedi e alle gambe, disfunzioni al colon, disturbi delle ossa e ai denti.

Dato che la solidità del primo chakra crea dei confini stabili, un chakra carente, invece, ne ha di labili: ciò può esprimersi come difficoltà nel dire di no, nella mancanza di autodisciplina,
nell’incapacità di lavorare con la giusta determinazione per raggiungere un obiettivo. La materia nel primo chakra, nella sua forma più solida ha dimensioni, confini, spigoli: per manifestare
quindi i nostri desideri dobbiamo essere estremamente specifici; una sua carenza, di conseguenza, si manifesta con l’avere sempre la testa fra le nuvole, con l’essere vaghi, distratti, con la tendenza a sbattere contro gli oggetti, a romperli, ad essere goffi e disattenti nella vita quotidiana.
Infine il nostro senso di prosperità e benessere è legato al nostro diritto di avere, al nostro senso innato del valore e al nostro diritto di essere qui: tutto ciò si traduce nella capacità di impegnarci
concretamente nel mondo terreno in modo stabile ed efficace. Una sua mancanza può lasciarci in una situazione economicamente sempre problematica, dandoci una sensazione di essere ai limiti della sopravvivenza.

Gli eccessi, al contrario, si manifestano in una tendenza ad aggrapparsi alla sicurezza: l'accumulo di possedimenti, la paura di cambiare, la necessità di ancorarsi a terra, compreso anche un peso
fisico eccessivo, sono tutti esempi in questo senso. Il lavoro nel primo chakra è un compito complesso, richiede molto tempo per sentirsi stabili, per mettere in ordine i propri affari, per
mantenere il corpo in buona salute. Possiamo aiutarci con alcuni accorgimenti: per esempio, risponde bene a tutti gli esercizi fisici.



ESERCIZI
L'importante è connettere il proprio corpo alla terra in qualche modo fisico: camminare a piedi nudi in un prato, star seduti appoggiando la propria schiena al tronco di un albero, passare del tempo nella natura a osservare tutti i modi in cui siamo supportati e sostenuti, nutriti.

Il primo esercizio che si può fare è senza dubbio il radicamento, alla base anche delle nostre pratiche magiche.

Secondo accorgimento molto utile è quello di sedersi tranquillamente in meditazione e pronunciare (o cantare) il nome del chakra,immaginando anche di inspirare ed espirare il suo colore, un rosso
vivo e brillante.

Un altro esercizio, semplice ma efficace (e anche divertente, una volta imparato) è quello di diffondere una vibrazione nella parte bassa del corpo: piegando le ginocchia leggermente e tenendo il bacino in retroversione (per evitare di farsi male alla schiena), si alzano e si abbassano alternativamente in rapida successione i talloni; questo movimento, ripetuto a velocità crescente, provocherà una vibrazione che si spanderà pian piano in tutto il corpo e andrà a stimolare, in
misura maggiore, proprio il primo chakra.
Sedersi a terra, a gambe incrociate, afferrare le proprie ginocchia con le mani e ruotare lentamente i fianchi e la vita in senso orario; mantenere il movimento lento e costante, respirando naturalmente, ma senza cercare di sincronizzare il respiro con il movimento; continuare questo esercizio per 20 o 30 secondi, poi invertire la direzione per altri 20 o 30 secondi; ripetere due o tre volte.

Vestirsi del colore corrispondente, in questo caso il rosso, soprattutto nella parte inferiore del corpo (se andare in giro con dei pantaloni rossi vi crea disagio, ricordatevi che la biancheria intima va bene ugualmente).
Praticare Reiki (per chi ha almeno il primo livello) su se stessi, concentrandolo sulla zona intorno al chakra: è un sistema che garantisce risultati in tempi piuttosto brevi (si parla di un paio di mesi)
ma va praticato con estrema costanza e dedizione, parecchio tempo ogni giorno (minimo un’ora).

Per chi è pratico di cristalloterapia saranno utili sia le pietre rivitalizzanti, come il granato, sia quelle che fanno da messa a terra, come l’ossidiana ed il legno fossile.

Lavorare con le affermazioni, da ripetere concentrandosi su ciò che si dice, almeno due volte al giorno: giusto a titolo d’esempio “io ho il diritto di essere qui”, “io ho il diritto di essere nutrito”, “io sonoradicato e stabile”.

Nella pratica magica, il primo chakra viene sollecitato durante la chiamata della Terra, sintonizzando le sue energie con quelle dell’elemento: esercitarsi con questo Quarto è un altro mezzo a nostra disposizione per migliorare la salute del chakra Muladhara.

Bibliografia e letture consigliate
Brennan, Barbara Ann: Mani di Luce, Corbaccio 2002
Brofman, Martin: Guarire con il sistema corpo specchio, Tea 1998
Judith, Anodea: Chakras, ruote di vita, Armenia 2000

lunedì 14 marzo 2016

La Magia Presso gli Ittiti

La civiltà degli Ittiti fiorì nella penisola Anatolica (odierna Turchia) nel II millennio a.C.
In tutta l’area vicino orientale, regno di Hatti compreso, la magia, come abbiamo visto nello scorso articolo sui Babilonesi, faceva parte della vita di ogni giorno e veniva praticata con grande frequenza.
Presso gli Ittiti magia e religione non erano nettamente separate, ma anzi erano interconnesse: le stesse leggi che regolavano le forze su cui si reggeva il mondo valevano per il mondo divino e per quello umano e con la conoscenza di tali leggi si operavano incantesimi, divinazione, medicina.
Diverse occasioni potevano richiedere un rituale: l’erezione di un edificio (a scopo propiziatorio), morti annunciate tramite oracoli, malattie, per attenuare discordi in famiglia, per assicurare la vittoria dell’esercito in battaglia.
La magia nera (ovvero quella volta specificamente a danneggiare o uccidere un antagonista) era proibita e veniva punita severamente; ciononostante, sappiamo da fonti scritte che essa veniva praticata perfino a corte (ne vennero accusate almeno due principesse).
Lo studio delle tavolette magiche permette di comprendere i meccanismi alla base del funzionamento degli incantesimi. Due pratiche molto diffuse erano quelle dell’analogia e del contatto, basate sulle leggi della simpatia e dell’antipatia (si trovano in una situazione di simpatia quelle creature, piante o oggetti che sono in qualche modo affini, in antipatia tutte le cose viste come opposti).
Gli incantesimi fondati sul principio dell’analogia sfruttavano l’impiego di oggetti come l’acqua, la cera fusa, i vasi: fondendo la cera, facendo scorrere via l’acqua, rompendo il vaso si rappresentava l’eliminazione della condizione negativa, del male, causa del problema da risolvere. La tecnica del contatto prevedeva che la persona affetta dal problema toccasse l’oggetto da incantare (spesso venivano usati fili di lana colorata annodati in modo simbolico sul paziente).
I rituali di contatto prevedevano anche procedure di identificazione e sostituzione: si stabiliva il contatto tra il “signore del rituale” (EN SISKUR), ovvero il committente, e l’oggetto da incantare; quest’ultimo diventava quindi a tutti gli effetti un sostituto del committente/paziente, assorbendo su di sé il male e la negatività e liberando il “signore del rituale”.
La tecnica del sostituto era spesso impiegata per allontanare la morte da qualcuno: in genere venivano usati sostituti simbolici, come figurine di esseri umani in creta o materiali vari, ma anche animali e, talvolta, prigionieri di guerra (d’altra parte gli Ittiti non sono certo noti per la loro gentilezza!).
L’azione magica veniva sempre accompagnata dalla recitazione di una formula.
Il rituale, nella sua forma completa, veniva chiamato aniur e veniva officiato da un “sacerdote esorcista” (AZU), un indovino (HAL), un medico (A.ZU) al servizio del palazzo reale, oppure, più spesso, da una donna definita semplicemente “la vecchia” (khašawa), una figura di esorcista appartenente alla più antica tradizione luvia e hurrita (popolazioni presenti nell’ara prima dell’egemonia ittita).
Come si diceva all’inizio, magia e religione erano interconnesse: per esempio, durante i violenti temporali che si scatenavano su Hattuša, la capitale di Hatti (il regno ittita), si cercava di pacificare il dio della Tempesta Telipinu/Teshub con un rituale appropriato seguito dalla recitazione del racconto mitologico denominato “La luna che cadde dal cielo” (in cui si racconta di come, durante un accesso d’ira, il dio della tempesta sbalzò la luna giù dal cielo).
In altri casi si cercava di riguadagnare il favore di divinità offese che avevano abbandonato il Hatti: si celebrava quindi un apposito rituale durante il quale venivano recitati i cosiddetti miti mugawar (letteralmente, invocazioni), volti appunto a richiamare in patria gli dei scomparsi.
Il mito del serpente Illuyanka che lotta contro il dio della tempesta veniva invece recitato periodicamente in occasione di una delle feste religiose più importanti del paese, la festa purulli (= terra). Scopo probabile della festa e della recitazione del mito era il rafforzamento del potere regio e al rinnovamento delle capacità produttive del paese, motivo per cui essa veniva celebrata all’inizio del nuovo anno.
Altre festività religiose di estrema importanza erano celebrate all’inizio della primavera e all’inizio dell’autunno, momenti cruciali nella produzione agricola.
La prima, la festa AN.TAH.ŠUM.SAR , durava trentotto giorni e prendeva il nome dall’omonima pianta (croco oppure finocchio, non sappiamo con precisione): essa prevedeva un viaggio cultuale della coppia regale attraverso i maggiori centri del paese.
La seconda festa, celebrata in autunno, veniva chiamata nuntarriyašha (letteralmente, “festa della fretta”) e anch’essa prevedeva un viaggio attraverso il paese.
Il viaggio, presente in entrambe le feste, mirava al duplice scopo di onorare tutte le divinità locali (meglio non farne offendere nessuna!) e riaffermare il controllo regio sul territorio.
Momento clou della festa era l’offerta alle divinità, durante la quale veniva anche svolta un’azione magica molto importante descritta nei testi come “il re (la coppia regale” beve la  divinità” (ricorda qualcosa?), gesto mediante il quale il sovrano condivideva l’essenza divina.
Infine, due parole sulla divinazione: oltre a pratiche ben conosciute e diffuse in tutta l’area mediterranea, come l’aruspicina, l’esame del volo degli uccelli, l’interpretazione e l’incubazione di sogni, troviamo particolarità prettamente ittite, come l’osservazione dei movimenti di un serpente all’interno di un bacino d’acqua o il cosiddetto KIN, “oracolo delle sorti”; veniva usato dalle “vecchie” di cui si è detto sopra. In questo oracolo, alcuni oggetti assumevano il valore di persone – il re, la regina, ecc. – oppure di situazioni o condizioni – lo stare bene del re, la vittoria dell’esercito; i presagi erano tratti osservando come i simboli entrano in contatto tra loro (probabilmente, all’interno del recinto dove erano racchiusi gli oggetti simbolici veniva liberato un piccolo animale che, muovendosi, faceva spostare i simboli).
Pratica abituale era quella di ricorrere a più tecniche divinatorie in successione.

Bibliografia:
S. De Martino, Gli Ittiti, Carocci Editore
Magie und Zauberei in “Reallexicon der Assyriologie”, pp. 234-255
M. Liverani, “Vicino Oriente. Storia, società economia”, Laterza
F. Pecchioli Daddi, M. Polvani, La mitologia ittita, Brescia 1990
http://www.hethport.uni-wuerzburg.de


lunedì 7 marzo 2016

Ostara

Rituale Semplice
Se desiderate onorare questa festività, potete utilizzare questo semplice rituale con le candele. L´intento può essere semplicemente onorare l´arrivo della primavera oppure favorire l´inizio di un progetto, in entrambi i casi acquistate la candele del colore che vi serve e caricatela con l´intento specifico.
Materiale: la candele che avrete creato/acquistato e caricato, fiammiferi o accendino, una ciotola o vasetto e terra a sufficienza per assicurare la candela.
Ponete la terra nel vostro vaso/ciotola, assicurate la candela al centro. facendo attenzione che sia stabile e sicura. Sedetevi in meditazione alcuni minuti tenendo in mano il vaso e focalizzatevi sull´intento. Pensate alla primavera e a nuovi inizi, come vorresti far ripartire la vostra vita. Quando siete pronti, accendete la candela e recitate “ 
Do vita a questa candela in nome di Ostara, Equinozio di primavera, in onore del cambiamento stagionale e il risveglio della Madre Terra. Che giungano lieti giorni di sole, fertilizzando nuovi semi e nuovi inizi. Come i boccioli prenderanno forma dai loro rami, così il mio intento sboccerà a vita (qui potete specificare cosa volete venga a compimento). Piaccia sia così”

Lasciate che la candela bruci fino alla fine senza spegnerla e seppellite il tutto in un luogo a voi caro. Splendida idea é piantare dei semi proprio con esso :)

Rituale Elaborato 
per pratica solitaria, ma può essere adattata per gruppi
Materiale: un sonaglio (anche fatto in casa), un´uovo sodo, una ciotola d´acqua, carta e penna, biscotti e succo (per l´offerta), il vostro set-up standard per l´Altare (se non ne avete uno, non preoccupatevi funzionerà lo stesso!)
Come sapete, incoraggio sempre a utilizzare apertura del cerchio ed invocazione degli elementi da voi scritti o che seguano la Tradizione a cui appartenete ;) 
In questa occasione vi propongo una variante che può essere recitata al termine di ogni singola invocazione degli elementi, oppure in sequenza singola successivamente.
Munitevi di sonaglio e iniziate dal Nord recitando:
Fertile terreno e verdeggianti campi che abbondano di incredibili tesori 
Energie della Terra, sorgete e venite a me! Unitevi a me nel celebrare il germogliare dei fiori e delle semi!”
Scuotete il sonaglio e spostatevi ad Est:
“Brezze gentili e raffiche tonanti, che soffiano via tutto ció che é statico
Energie dell´Aria, sorgete e venite a me! Unitevi a me nel celebrare la fresca brezza che porta chiarezza”
Scuotete il sonaglio e spostatevi a Sud:
“Fieri raggi e brillante fiamma che fluiscono in forza e potere 
Energie del Fuoco, sorgete e venite a me! Unitevi a me nel celebrare l´allungarsi dei giorni e il potenziamento del sole”
Scuotete il sonaglio e muovetevi a Ovest:
“Neve che scioglie e vapori umidi, che lavano via ogni impuritá
Energie dell´Acqua sorgete e venite a me! Unitevi a me nel celebrare lo scorrere dei ruscelli e il cadere incessante della pioggia”
Scuotete nuovamente il sonaglio
Invocazione della Dea e del Dio (qui generiche, ma potete personalizzarle con i nomi delle divinità che desiderate invocare):
“Ti invoco o mia Dea, sacra vergine cacciatrice,
tu che sei la nuova vita che sboccia
la sempreverde portatrice di abbondanza
sento la tua voce nel turbinio dei venti
sento il tuo battito nella pioggia scrosciante
vedo il tuo sangue nel parto dei nostri figli
assaporo la tua carne nei frutti che mi doni
chiedo la tua partecipazione in questo mio rituale”
Scuotete il sonaglio
“Ti invoco o mio Dio, unico e splendente
tu che sei figlio della terra e amante della Dea
La qua forza voluttuosa rinnova il potere della vita
colui che risplende sulla nostra madre terra
e si inonda di luce e calore
chiedo la tua partecipazione a questo mio rituale”
Scuotete il sonaglio
Prendete l´uovo tra le mani recitando: 
“il ghiaccio si spezza e libera la terra dalla sua prigionia”
Sgusciate l´uovo , una volta terminato recitate: 
“la neve si sciolga”
Pelate via il bianco e tenete il giallo tra le mani, come se fosse una miniatura del sole, e recitate: 
“il sole ritornati forte e più luminoso ogni giorno. 
Ora é il momento in cui la notte deve dare spazio al giorno, l´oscurità alla luce, facendo innalzare gli spiriti della terra, delle piante e dei fiori”
Innalzate la ciotola d´acqua e recitate: 
“la pioggia primaverile cali su di noi a purificarci, 
risvegliandoci dal nostro letargo invernale, 
ripulendoci dall´oscuritá e dalla negativitá, 
benedicendoci con rinnovate ambizioni, passioni e promesse
lavando via ció che é vecchio, per fare spazio al nuovo”
Spruzzate l´acqua su di voi (ed eventuali partecipanti). 
Prendete carta e penna e scrivete 5 cose che volete portare a compimento questo anno. 
Celebrate il Grande Rito sollevando biscotti e succo e recitando:
Che la benedizione del Signore e della Signora scenda su questo cibo e questa bevanda
Cosí che ci ricordi la dolcezza e la bellezza delle promesse primaverili
Che possa inspirarci nel rinnovare me stessa/o (noi stessi) in questa stagione.
Piaccia sia cosí”
Cibatevi e bevete, proseguendo alla chiusura del rituale una volta terminato.
Congedate le divinitá per la loro partecipazione al vostro rituale e fate lo stesso con gli Elementi.
Aprite il cerchio e festeggiate :)!
Felice Ostara!

Lily VioletSnake