1. La purificazione nel mondo greco-romano
Ritroviamo qui il tema della purificazione mediante intervento divino, e la includo in questa sezione solo per questo motivo; i miti greci sono pieni di riferimenti al fatto che gli Dei possano purificare gli uomini, o a purificazioni fatte in nome di quello o quell’altro dio. Spesso questa purificazione viene fatta in seguito a un crimine di qualche genere, si tratta quindi di un atto riparatore, allo scopo di proteggersi dalla collera vendicativa delle Erinni o della vittima stessa. Zeus in particolare dominava due settori importanti della vita: l’agricoltura e l’espiazione. Ma come avveniva quest’ultima? Sappiamo da Graves che «il metodo comunemente usato in Grecia per purificare chi si era macchiato di omicidio era sacrificare un maiale e, mentre l’ombra della vittima ne beveva avidamente il sangue, lavarsi in acqua corrente, radersi il capo per mutare il proprio aspetto e partire per l’esilio per un anno intero, in modo da far perdere le proprie tracce all’ombra assetata di vendetta. Finché l’omicida non si fosse così purificato, i vicini lo evitavano come iettatore e non gli permettevano di entrare nelle loro case e di consumare il loro cibo, per paura di essere coinvolti nelle sue sventure.»
Quindi da una parte c’è una sorta di sacrificio di “compensazione”, dall’altra un lavacro in acqua. L’uso dell’acqua per le purificazioni è una pratica comune a quasi tutti i popoli, principalmente a causa dell’associazione dell’acqua con la morte-rinascita, e con il concetto di pulizia. «L’immersione ha un profondo simbolismo. La purificazione per mezzo dell’acqua ha le stesse proprietà. (…) L’immersione equivale, sul piano umano, alla morte, e sul piano cosmico alla catastrofe (il diluvio) che scioglie periodicamente in mondo nell’oceano primordiale. Disintegrando ogni forma, abolendo ogni storia, le acque possiedono questa virtù di purificazione, di rigenerazione e di rinascita, perché quel che viene immerso in lei ‘muore’ e, uscendo dalle acque, è simile a un bambino senza peccati e senza ‘storia’.»
La mitologia greca ci parla di almeno due Dee che, mediante un bagno rituale, ogni anno restauravano la propria verginità: Afrodite ed Era. Anche le sacerdotesse di Venere ogni anno si immergevano nel mare e “ne riemergevano vergini”.
Nel libro delle opere e dei giorni Esiodo canta il rito dell’abluzione: nessuno osa offrire il vino a Giove o ad alcun altro degli immortali senza lavarsi prima le mani, altrimenti le sue preci non sarebbero ascoltate… Se il malvagio va al fiume senza lavarsi le mani, i numi si irritano contro di lui e gli suscitano contro i mali…
Era costume dei pagani mondare il corpo con le abluzioni nell’accingersi a sacrificare agli Dei superi. Ma per sacrifici in onore delle divinità infere era sufficiente l’aspersione, come leggiamo in Virgilio di Didone, nell’accingersi al rito in onore delle divinità inferiori: “Mia cara nutrice, pregate mia sorella Anna di affrettarsi a venire per aspergermi il corpo con l’acqua del fiume.” E nel passo in cui mostra Enea agl’inferi che porta il ramo d’oro a Proserpina, canta: “Enea occupa l’ingresso e s’asperge il corpo di acqua fresca”. E ancora, nel narrare del funerale di Miseno: “Lo stesso rispande tre volte l’acqua pura sui suoi compagni, aspergendoli d’una lieve rugiada con un fausto ramo d’olivo.”
Una purificazione che una volta tanto non coinvolge l’acqua ci è stata tramandata da Demostene; parlando di certi riti celebrati nell’Atene del IV secolo, dai fedeli di Sabazios, un dio tracio omologato a Dioniso, racconta che parte di questi rituali consisteva in una purificazione (catharmos) consistente nello sfregare gli iniziati con argilla e farina.
Ritroviamo qui il tema della purificazione mediante intervento divino, e la includo in questa sezione solo per questo motivo; i miti greci sono pieni di riferimenti al fatto che gli Dei possano purificare gli uomini, o a purificazioni fatte in nome di quello o quell’altro dio. Spesso questa purificazione viene fatta in seguito a un crimine di qualche genere, si tratta quindi di un atto riparatore, allo scopo di proteggersi dalla collera vendicativa delle Erinni o della vittima stessa. Zeus in particolare dominava due settori importanti della vita: l’agricoltura e l’espiazione. Ma come avveniva quest’ultima? Sappiamo da Graves che «il metodo comunemente usato in Grecia per purificare chi si era macchiato di omicidio era sacrificare un maiale e, mentre l’ombra della vittima ne beveva avidamente il sangue, lavarsi in acqua corrente, radersi il capo per mutare il proprio aspetto e partire per l’esilio per un anno intero, in modo da far perdere le proprie tracce all’ombra assetata di vendetta. Finché l’omicida non si fosse così purificato, i vicini lo evitavano come iettatore e non gli permettevano di entrare nelle loro case e di consumare il loro cibo, per paura di essere coinvolti nelle sue sventure.»
Quindi da una parte c’è una sorta di sacrificio di “compensazione”, dall’altra un lavacro in acqua. L’uso dell’acqua per le purificazioni è una pratica comune a quasi tutti i popoli, principalmente a causa dell’associazione dell’acqua con la morte-rinascita, e con il concetto di pulizia. «L’immersione ha un profondo simbolismo. La purificazione per mezzo dell’acqua ha le stesse proprietà. (…) L’immersione equivale, sul piano umano, alla morte, e sul piano cosmico alla catastrofe (il diluvio) che scioglie periodicamente in mondo nell’oceano primordiale. Disintegrando ogni forma, abolendo ogni storia, le acque possiedono questa virtù di purificazione, di rigenerazione e di rinascita, perché quel che viene immerso in lei ‘muore’ e, uscendo dalle acque, è simile a un bambino senza peccati e senza ‘storia’.»
La mitologia greca ci parla di almeno due Dee che, mediante un bagno rituale, ogni anno restauravano la propria verginità: Afrodite ed Era. Anche le sacerdotesse di Venere ogni anno si immergevano nel mare e “ne riemergevano vergini”.
Nel libro delle opere e dei giorni Esiodo canta il rito dell’abluzione: nessuno osa offrire il vino a Giove o ad alcun altro degli immortali senza lavarsi prima le mani, altrimenti le sue preci non sarebbero ascoltate… Se il malvagio va al fiume senza lavarsi le mani, i numi si irritano contro di lui e gli suscitano contro i mali…
Era costume dei pagani mondare il corpo con le abluzioni nell’accingersi a sacrificare agli Dei superi. Ma per sacrifici in onore delle divinità infere era sufficiente l’aspersione, come leggiamo in Virgilio di Didone, nell’accingersi al rito in onore delle divinità inferiori: “Mia cara nutrice, pregate mia sorella Anna di affrettarsi a venire per aspergermi il corpo con l’acqua del fiume.” E nel passo in cui mostra Enea agl’inferi che porta il ramo d’oro a Proserpina, canta: “Enea occupa l’ingresso e s’asperge il corpo di acqua fresca”. E ancora, nel narrare del funerale di Miseno: “Lo stesso rispande tre volte l’acqua pura sui suoi compagni, aspergendoli d’una lieve rugiada con un fausto ramo d’olivo.”
Una purificazione che una volta tanto non coinvolge l’acqua ci è stata tramandata da Demostene; parlando di certi riti celebrati nell’Atene del IV secolo, dai fedeli di Sabazios, un dio tracio omologato a Dioniso, racconta che parte di questi rituali consisteva in una purificazione (catharmos) consistente nello sfregare gli iniziati con argilla e farina.
2.2 – La purificazione nell’antico Egitto
Nell’antico Egitto, il sacerdozio richiedeva nel sacerdote chiamato a penetrare nel tempio determinate condizioni di purezza fisica. I templi egizi non erano aperti alle folle, erano luoghi in cui solo la casta sacerdotale poteva accedere, e le effigi sacre, nelle quali si credeva che gli Dei s’incarnassero – temporaneamente, ogni mattina – andavano sempre preservate con la massima cura e tenute lontane dalle impurità. Gli uomini che avevano accesso al tempio e vivere nelle vicinanze degli idoli dovevano rispondere a certe elementari condizioni di purezze fisica.
La parola stessa che designava la categoria più comune dei sacerdoti, purificati, ricorda le abluzioni iniziali che dovevano detergere gli officianti da ogni contaminazione: «Si lavano due volte ogni giorno con acqua fredda e due volte ogni notte.» (Erodoto, II, 37). Queste purificazioni si compivano nei luoghi sacri vicino ai templi: prima di prendere servizio al mattino, i sacerdoti scendevano sino all’acqua e si aspergevano copiosamente. Quando non c’erano laghi, ricorrevano a un bacino di pietra o a una vasca. Si lavavano anche la bocca, con un po’ di nàtron sciolto nell’acqua, in modo che, purificando la bocca, fossero purificate anche le parole che ne sarebbero uscite. Il simbolismo dell’acqua e dell’abluzione non ci è nuovo, abbiamo già visto come fosse importante praticamente per tutti i popoli.
Un altro dettame che accompagnava il sacerdozio era l’obbligo di rasarsi i peli del corpo, in primis i capelli, e secondo alcuni opinionisti dell’epoca, perfino le ciglia e le sopracciglia. La purezza esteriore, la semplice igiene, tanto apprezzata dai sacerdoti egizi, era vista come una manifestazione tangibile della purezza interiore.
Alcuni esempi di esigenze di rito (rito magico o rito religioso, è difficile distinguerli quando si parla degli Egizi) sono indicati come segue nel Libro della Vacca del Cielo, scritto in caratteri geroglifici nelle tombe reali del Nuovo Impero: «Se un uomo pronuncia questa formula per uso proprio, dev’essersi cosparso di oli e unguenti, deve avere in mano l’incensiere colmo d’incenso; deve avere dietro le orecchie natron di una certa qualità, mentre natron di una qualità diversa sarà nella sua bocca; dev’essersi vestito con due capi d’abbigliamento nuovi, dopo essersi lavato nell’acqua di una piena, aver calzato sandali bianchi e essersi dipinta sulla lingua, con inchiostro fresco, l’immagine della dea Maat [l’armonia universale].»
Altre precisazioni: «Si legga questa formula essendo puri e senza macchia, senz’aver mangiato carne di bestiame minuto né pesce, e senz’aver avuto rapporti con una donna.»
Quanto alla purificazione mediante fumigazioni, che riguardava probabilmente anche i luoghi, si sa che gli antichi egizi utilizzavano il ginepro fenicio per via delle sue proprietà purificanti, e bacche, rametti, legno e resina del ginepro erano fra gli ingredienti delle ricette del Kyphi – l’incenso egizio che veniva usato praticamente per tutto e in tutte le modalità.
La parola stessa che designava la categoria più comune dei sacerdoti, purificati, ricorda le abluzioni iniziali che dovevano detergere gli officianti da ogni contaminazione: «Si lavano due volte ogni giorno con acqua fredda e due volte ogni notte.» (Erodoto, II, 37). Queste purificazioni si compivano nei luoghi sacri vicino ai templi: prima di prendere servizio al mattino, i sacerdoti scendevano sino all’acqua e si aspergevano copiosamente. Quando non c’erano laghi, ricorrevano a un bacino di pietra o a una vasca. Si lavavano anche la bocca, con un po’ di nàtron sciolto nell’acqua, in modo che, purificando la bocca, fossero purificate anche le parole che ne sarebbero uscite. Il simbolismo dell’acqua e dell’abluzione non ci è nuovo, abbiamo già visto come fosse importante praticamente per tutti i popoli.
Un altro dettame che accompagnava il sacerdozio era l’obbligo di rasarsi i peli del corpo, in primis i capelli, e secondo alcuni opinionisti dell’epoca, perfino le ciglia e le sopracciglia. La purezza esteriore, la semplice igiene, tanto apprezzata dai sacerdoti egizi, era vista come una manifestazione tangibile della purezza interiore.
Alcuni esempi di esigenze di rito (rito magico o rito religioso, è difficile distinguerli quando si parla degli Egizi) sono indicati come segue nel Libro della Vacca del Cielo, scritto in caratteri geroglifici nelle tombe reali del Nuovo Impero: «Se un uomo pronuncia questa formula per uso proprio, dev’essersi cosparso di oli e unguenti, deve avere in mano l’incensiere colmo d’incenso; deve avere dietro le orecchie natron di una certa qualità, mentre natron di una qualità diversa sarà nella sua bocca; dev’essersi vestito con due capi d’abbigliamento nuovi, dopo essersi lavato nell’acqua di una piena, aver calzato sandali bianchi e essersi dipinta sulla lingua, con inchiostro fresco, l’immagine della dea Maat [l’armonia universale].»
Altre precisazioni: «Si legga questa formula essendo puri e senza macchia, senz’aver mangiato carne di bestiame minuto né pesce, e senz’aver avuto rapporti con una donna.»
Quanto alla purificazione mediante fumigazioni, che riguardava probabilmente anche i luoghi, si sa che gli antichi egizi utilizzavano il ginepro fenicio per via delle sue proprietà purificanti, e bacche, rametti, legno e resina del ginepro erano fra gli ingredienti delle ricette del Kyphi – l’incenso egizio che veniva usato praticamente per tutto e in tutte le modalità.
2.3 – Popoli del Mediterraneo, del vicino Oriente e del medio OrienteA Creta si utilizzavano erbe come la salvia e la lavanda nelle fumigazioni per la purificazione. È massiccio l’uso dell’incenso in Arabia a scopi di purificazione su persone, luoghi chiusi (es. per purificare una casa in cui si andrà ad abitare) e anche su oggetti usati a scopo terapeutico, che riacquisteranno così l’energia originaria.
I musulmani ancora oggi devono lavarsi mani e piedi prima di entrare in una moschea (cosa che ricorda un po’ l’usanza cattolica di bagnarsi le dita nell’acquasantiera). Nell’antica Mesopotamia si utilizzavano sostanze aromatiche come incensi e fumigazioni, in particolare il cedro del Libano (il nome “Libano” deriverebbe dall’accadico lubbunu, “incenso”). Il legno e la resina di questo maestoso albero erano sostanze per fumigazioni di vasto impiego presso la civiltà mesopotamica. Il cedro del Libano, simbolo di forza, magia, energia vitale e immortalità, veniva utilizzato in innumerevoli occasioni: nei riti sacrificali e purificatori, durante le preghiere, a scopo terapeutico ecc.
È anche testimoniato l’uso del mirto, in particolare dell’olio di mirto, per l’unzione di sacerdoti e sacerdotesse del dio solare Shamash; a lui era attribuita questa pianta, simbolo di purezza e amore.
Per i Fenici, il rituale del sesso con le prostitute sacre (la pratica della ierodulia) era considerato un modo per connettersi al divino e quindi una forma di purificazione.
Per gli assiri, la protezione dei geni era di fondamentale importanza per contrastare l’attività negativa dei demoni; quando per qualche motivo l’azione protettiva dei geni veniva meno, i demoni avevano libertà d’azione. A questo punto doveva intervenire l’ashipu, cioè l’“esorcista-scongiuratore”, spesso coadiuvato da un clero minore composto da “purificatori” e “lamentatori”, che con le loro litanie aiutavano l’ashipu a scacciare le forze maligne. Questa non è una pratica, bensì una credenza: secondo la concezione iranica, le catastrofi hanno per scopo la purificazione del genere umano.
Per gli assiri, la protezione dei geni era di fondamentale importanza per contrastare l’attività negativa dei demoni; quando per qualche motivo l’azione protettiva dei geni veniva meno, i demoni avevano libertà d’azione. A questo punto doveva intervenire l’ashipu, cioè l’“esorcista-scongiuratore”, spesso coadiuvato da un clero minore composto da “purificatori” e “lamentatori”, che con le loro litanie aiutavano l’ashipu a scacciare le forze maligne. Questa non è una pratica, bensì una credenza: secondo la concezione iranica, le catastrofi hanno per scopo la purificazione del genere umano.
La purificazione nelle pratiche sciamanicheDa un libro molto interessante che analizza i vari sciamanismi del mondo, parlando dei punti in comune fra essi, ho tratto queste informazioni: «Prima di ogni seduta, bisognava però compiere una serie di ulteriori e specifici riti preparatori. Lo sciamano digiunava tutto il giorno, si lavava accuratamente, per esempio facendo un bagno turco, e generalmente si asteneva dai rapporti sessuali per non “disperdere energie”: questo tabù veniva motivato in questi termini dagli indiani dell’America meridionale. Inoltre bisognava purificare, per esempio con fumigazioni, l’ambiente nel quale si sarebbe svolta la seduta; gli Ostiachi (Hanty) della Siberia occidentale bruciavano a tal fine la corteccia di alberi resinosi.»
Esaminando poi il principale strumento degli sciamani di tutto il mondo, l’autore specifica anche che il tamburo oltre ad avere la nota funzione di indurre lo stato alterato di coscienza, serviva anche a chiamare a raccolta gli spiriti aiutanti, mentre “il rullo e lo scampanellio metallico degli oggetti che pendevano dal tamburo” scacciavano gli spiriti maligni.
Esaminando poi il principale strumento degli sciamani di tutto il mondo, l’autore specifica anche che il tamburo oltre ad avere la nota funzione di indurre lo stato alterato di coscienza, serviva anche a chiamare a raccolta gli spiriti aiutanti, mentre “il rullo e lo scampanellio metallico degli oggetti che pendevano dal tamburo” scacciavano gli spiriti maligni.
In Nord America, allo scopo di purificare la mente prima delle riunioni, delle celebrazioni, dei riti della capanna sudatoria o dei trattamenti terapeutici, veniva effettuata una semplice fumigazione cerimoniale: i partecipanti siedono in circolo attorno a un incensiere nel quale vengono bruciate erbe atte alla purificazione. Colui che guidava la cerimonia procede in senso orario di persona in persona e, ventilando con la penna, offre a ciascuno il fumo purificatore. Tenendo le mani appoggiate sul cuore ogni partecipante aspira il fumo e lo spinge dalla testa alle braccia e infine verso il suolo. La fumigazione ha lo scopo di purificare e rafforzare interiormente. L’incensiere viene poi spostato fuori dal cerchio, finché le erbe non siano spente. In questo modo il fumo e le sue energie eteree vengono donate anche al luogo in cui si svolge il rituale.
Si sa che i nativi americani facevano e fanno tuttora largo uso della salvia bianca nei rituali curativi, nella capanna sudatoria e in occasione di feste, per via del suo riconosciuto effetto purificatore; anche oggetti e luoghi vengono esposti ai suoi fumi. Per i rituali purificatori, si utilizzava anche una mescolanza di salvia, ginepro e gliceria (una pianta dall’effetto purificatore che è anche uno degli ingredienti delle miscele per le cerimonie della Sacra Pipa).
Molto importante è anche l’artemisia tridentata: oltre ad essere associata al coyote, l’artemisia tridentata ha una grande utilità, perché protegge dagli influssi delle forze maligne e dalle energie negative. La sua azione purificatrice ha effetto sul corpo, sullo spirito e sui luoghi. Il fondo della capanna sudatoria viene spesso cosparso di artemisia.
Si sa che i nativi americani facevano e fanno tuttora largo uso della salvia bianca nei rituali curativi, nella capanna sudatoria e in occasione di feste, per via del suo riconosciuto effetto purificatore; anche oggetti e luoghi vengono esposti ai suoi fumi. Per i rituali purificatori, si utilizzava anche una mescolanza di salvia, ginepro e gliceria (una pianta dall’effetto purificatore che è anche uno degli ingredienti delle miscele per le cerimonie della Sacra Pipa).
Molto importante è anche l’artemisia tridentata: oltre ad essere associata al coyote, l’artemisia tridentata ha una grande utilità, perché protegge dagli influssi delle forze maligne e dalle energie negative. La sua azione purificatrice ha effetto sul corpo, sullo spirito e sui luoghi. Il fondo della capanna sudatoria viene spesso cosparso di artemisia.
Nikker
Sarò per sempre in debito con il grande dottor Adeleke per aver sistemato il mio matrimonio rotto dopo che mio marito mi ha lasciato per la sua amante per 7 mesi .. la sua email è aoba5019@gmail.com o WhatsApp su +27740386124. Non ho mai creduto agli incantesimi fino a quando il mio amico non me lo ha presentato. All'inizio ero scettico su di lui perché ho sentito molto parlare di falsi lanciatori di incantesimi, ma ho messo i miei dubbi dietro di me perché volevo disperatamente riavere mio marito e ho fatto secondo quello che mi aveva detto di fare. Ora mio marito è tornato solo 48 ore dopo averlo contattato. Vivo di nuovo felicemente con mio marito dopo 6 mesi di divorzio e non mi riposerò finché non sarà conosciuto in tutto il mondo. È anche specializzato in incantesimi con denaro, lotterie, incantesimi di malattia E.T.C. Connettiti con il dottor Adeleke ora, la sua email è aoba5019@gmail.com o WhatsApp su +27740386124 ... È potente
RispondiEliminaBekins Feldman
RispondiEliminaCiao mondo! Sono Bekins Feldman dal Canada, ho letto così diverse testimonianze su questo grande incantatore chiamato Dr Egwali su come ha aiutato così tanti a ripristinare la loro vita sentimentale spezzata e persino con alcune erbe speciali nella guarigione di diversi disturbi. Quindi decido di provarlo, eccomi qui oggi per dare la mia testimonianza su come questo affidabile incantatore ed erborista chiamato Dr Egwali ha portato il mio ex indietro per averlo contattato. La mia ex aveva bisogno di andare per la sua strada senza una ragione tangibile, quindi ha concluso la nostra relazione, se n'è andata da circa un anno ma onestamente parlando mi manca molto e di sicuro farò qualsiasi cosa con qualsiasi mezzo solo per avere la mia fantasia d'amore reinsediato .. Ho dovuto contattare questa persona sempre fantastica e fidata e boom, il resto è stato magico ed è così che è tornata tra le mie braccia in un batter d'occhio proprio come ha detto il dottor Egwali. Sto usando questo forum per condividere la mia meravigliosa storia e la tua non è un'eccezione, provalo e scommetto che sarai così felice di averlo fatto. Puoi raggiungerlo attraverso una qualsiasi di queste piattaforme.
Mail: Dregwalispellbinder@gmail.com o su Whatsapp: +2348122948392