lunedì 7 dicembre 2015

Gli alberi del Natale

C'è molto da dire sulla correlazione tra il periodo del Solstizio d'Inverno e gli alberi. Può sembrare strano visto che l'inverno è il periodo di minor sfoggio della vegetazione, ma chi è un minimo familiare con il pensiero pagano non se ne potrà sorprendere: è normale esaltare qualcosa proprio nel momento in cui quella cosa “manca”. Il Solstizio invernale celebra il sole proprio in un momento in cui il sole “manca” (non manca mai davvero, ovviamente, altrimenti la Terra andrebbe alla deriva nello spazio e noi saremmo tutti morti nel giro di un “amen”, o di un “blessed be”), ma si celebra qualcosa di cui si sente la mancanza proprio perché se ne vuole favorire il ritorno. Vi sembra un paradosso? Benvenuti nella mentalità pagana, che nel caso delle feste spontanee, universali, trans-culturali come il Solstizio, equivale a dire “benvenuti nella mentalità umana”.
Il Solstizio è una festa di luce, di fuoco, di sole... e di speranze per il ritorno dell'estate e della vegetazione.
Se si pensa al rapporto fra il Natale e gli alberi, la prima cosa che viene in mente, quella più manifesta, è l'albero di Natale. Ogni anno lo portiamo nelle nostre case e lo addobbiamo di colori e luci, con gioia, con aspettativa della grande festa, e chi come me ha dei gatti, anche con una certa dose di testardaggine, per amore delle tradizioni.
Qualcuno appende anche decorazioni in giro per la casa. Tradizionalmente, si appendevano rametti di sempreverde, come il vischio e l'agrifoglio.
Infine, un'ultima cosa va riportata circa le usanze di Natale legate agli alberi: la tradizione di bruciare un grosso ceppo nel camino, una tradizione che deriva forse dai fuochi rituali dei solstizi.

Ora analizzeremo questi simboli del Solstizio, uno alla volta.


Le decorazioni vegetali

Le tradizioni natalizie, specialmente quelle che riguardano la vegetazione, sono innumerevoli e presentano dettagli diversi da regione a regione, ma in questo articolo mi limiterò a citare il famoso albero di natale, il ceppo, e quelle che chiamerò genericamente “decorazioni vegetali”, i rametti di sempreverde che dagli albori della nostra Storia si usano per addobbare le case in occasione del solstizio d'inverno.
Ai tempi dei romani, durante le festività dei Saturnalia si addobbavano le case con rami di abete, per simboleggiare la fertilità di un albero che resta verde in inverno, e ghirlande di alloro. La ghirlanda è una decorazione natalizia che usiamo ancora oggi, e per qualcuno simboleggia la ruota dell'anno.
In Inghilterra (e non più solo lì) è d'uso adornare le case di agrifoglio alla vigilia di Natale, mentre in Italia si usava mettere nelle stalle il ginepro: entrambe queste piante si diceva scacciassero le streghe, ma ovviamente si parla di una superstizione risalente a quando “strega” era sinonimo di “agente di forze maligne”. Le decorazioni di vischio invece avevano un “compito” più gioioso: le fanciulle che desideravano trovare marito entro l'anno, per buon augurio dovevano lasciarsi baciare sotto un rametto di vischio, perché il vischio è associato alla fertilità e all'amore.

L'albero di Natale

Molto è stato scritto sull'albero di Natale, sulle sue origini e sul suo significato. L'albero di Natale si ricollega ai culti precristiani della vegetazione e del fuoco, ma la tradizione è ri-attestata in Europa in epoca piuttosto recente. Riporta D'Apremont nel suo “La vera storia di Babbo Natale”:

«Secondo la leggenda, nell’VIII secolo l’«albericida» Bonifacio avrebbe fatto abbattere un albero sacro a Geismar, in Germania, durante la vigilia di Natale, e l’avrebbe consacrato al Cristo dando vita al primo «albero di Natale». Esisterebbero tracce di pratiche antichissime dell’albero di Natale, in particolare in Islanda. (…)
L’albero di Natale occupa un posto evidente, naturale, a Natale. È il simbolo di ciò che più manca in questo periodo di indigenza: il verde e la luce. Al punto che ci si può domandare, se l'invenzione è recente, perché nessuno ci abbia pensato prima. Apparentemente, non c’è traccia di quest’usanza prima degli anni ‘20 del XVI secolo, nei paesi renani (Germania) e in Alsazia.
Esiste un editto municipale di Sélestat del 1521, conservato negli archivi della città, che autorizza le guardie forestali a lasciar tagliare dei piccoli abeti per le feste di Natale. Lo stesso tipo di ordinanza entrerà in vigore a Strasburgo nel 1539. Un dipinto di Strasburgo risalente al 1521 mostra ugualmente un albero decorato portato solennemente in processione. Dietro, su un cavallo, un personaggio con la tiara è a volte interpretato come Babbo Natale.»


Forse il personaggio sul cavallo è a volte interpretato come Babbo Natale perché è vestito dei colori “tipici” del Natale, rosso, bianco e verde.
L'albero qui ritratto non è un sempreverde, ma probabilmente una quercia; infatti non solo l'abete ha ricoperto, nel tempo, il ruolo di “albero del fuoco” o di “albero del mondo”. È proprio questo che, secondo l'interpretazione di diversi studiosi, l'albero di Natale simboleggia: è Yggdrasil, l'albero della vita ma anche albero del fuoco.
L'albero di Natale odierno è fortemente legato a una simbologia di luce, e la luce è il sole che ritorna ma è anche il fuoco che ci permette di sopravvivere durante la stagione fredda, così che la vita possa perseverare... e quale simbolo della sopravvivenza è più incisivo di un albero sempreverde, un albero che non si piega alla “piccola morte” dell'inverno e che quindi è “immortale”?

Non è difficile vedere come sebbene la tradizione dell'albero di Natale sia relativamente recente, la sua origine sia da ricercarsi nel nostro passato più lontano. Giustamente Lévi-Strauss scriveva «se nei tempi preistorici non vi fosse mai stato un culto degli alberi che si è poi perpetuato in diverse usanze folkloristiche, l'Europa moderna non avrebbe “inventato” l'albero di Natale.»


Il Ceppo

Scriveva il De Gubernatis a fine '800:

«La festa di Ceppo è quindi chiamata in Toscana la festa del Natale. Il Fanfani, nel suo piccolo Vocabolario dell'Uso Toscano, scrive che nella Val di Chiana, la sera della vigilia di Natale, tutte le famiglie si riuniscono tra loro, e, tra l'altre cose d'allegria che sogliono fare, mettono nel fuoco, intorno al quale si riunisce la famiglia prima della cena, un grosso ceppo di legno a bruciare; si bendano i bambini della casa, e, così bendati, si fanno battere colle molle sul ceppo, e nel battere si fa loro recitare una canzoncina detta l'Ave Maria del Ceppo; la quale canzoncina ha la virtù di far piovere sul ragazzo ogni maniera di dolci, o altro, secondo la facoltà degli astanti. Il ceppo di Natale, messo come simbolo d'augurio di fecondità alla casa ed al campo, con solenni dimostrazioni di gioia, ad ardere sul focolare, è usanza tuttora viva in ogni provincia italiana ed in molte parti della Francia, specialmente in Provenza, ove si va solennemente a levare il ceppo o tréfoir per collocarlo sul focolare della cucina o della stanza del padrone di casa.
Nel portare il ceppo si cantava: «Si rallegri il ceppo, domani è il giorno del pane (il panettone milanese, simbolico dell'abbondanza di pane che si spera di avere per tutto l'anno, come l'enorme ceppo è simbolico della vegetazione, della vita che si spera di far durare tutto l'anno, da un Natale all'altro); ogni grazia di Dio entri in questa casa; le donne facciano figliuoli, le capre capretti, le pecore agnelletti, abbondi il grano e la farina, e si riempia la conca del vino.» Si fa quindi venire il più piccolo bambino della casa, il quale deve accostarsi al ceppo, spandervi come una benedizione un bicchier di vino, dicendo, s'egli è da tanto: in nomine Patris, ecc.; s'ei non può c'è sempre chi deve dirlo per lui, affinché la benedizione abbia il suo effetto. Mettesi quindi il ceppo al fuoco; e per tutto l'anno si conserva una parte del carbone de ceppo, per farlo quindi entrare nella composizione di parecchi rimedi superstiziosi. Posseggo un libercoletto abbastanza raro, intitolato: Curioso discorso intorno alla Cerimonia del Ginepro, aggiuntavi la dichiarazione del metter Ceppo e della Mancia solita a darsi nel tempo del Natale, stampato a Bologna nell'anno 1621 (…) avverto solamente che il carbone del ginepro bruciato a Natale, che serba la sua virtù magica per un anno, risponde perfettamente al carbone del ceppo natalizio provenzale al quale viene attribuita la medesima virtù, e rammento ancora una volta che l'agrifoglio natalizio inglese ha il medesimo significato del ginepro.
Che il ceppo natalizio italiano e francese tenga poi il posto dell'intero albero natalizio degli usi nordici, lo si può argomentare dal trovare l'uso della Valdichiana di picchiare sul ceppo per augurio di fecondità, applicarsi in Germania agli alberi viventi, i quali nella notte di Natale vengono colpiti, affinché nel nuovo anno che incomincia col Natale possano riuscire fruttiferi.»

Il grosso ciocco a volte veniva fatto bruciare il giorno di Natale fino a tutto il giorno seguente, alcune altre fonti riportano la tradizione di lasciar bruciare il ceppo, ininterrottamente, fino alla Befana (doveva quindi essere veramente enorme!). In campagna era relativamente facile procurarsi il Ceppo, in città le cose erano più complicate, ma si ha notizia del fatto che a Firenze, per esempio, nei giorni precedenti il Natale si svolgeva il mercato dei ceppi e vi si trovavano dolci e vari ingredienti per allestirlo (lo si allestiva, in Toscana, anche con decorazioni colorate, festoni, fiocchi e pigne colorate... addobbato come l'albero di Natale).
Come già detto, un tempo il ceppo veniva benedetto, ornato, cosparso di vino, o di grasso, o di burro, e acceso dal capo di casa oppure dal nato più recente. La sua origine non certo quella di uso natalizio, ma deriva dal fuoco sacro dei riti del solstizio d'inverno, in collegamento diretto col sole, simbolo di luce e di fuoco, e in collegamento con le forze telluriche in quanto oggetto di natura vegetale, e con il mondo dei morti, perché nella visione pagana i morti erano simbolicamente legati alla vita vegetale. In questo, il ceppo ricorda la funzione dell'albero di Natale come Albero del Mondo.

La tradizione del Ceppo di Natale è naturalmente conosciuta in tutta Europa. Sarebbe un errore pensare che nel Nord Europa abbiano la tradizione dell'albero e noi quella del ceppo. Lo “Yule Log”, come è conosciuto in inglese, è un'usanza pan-europea che alcuni vogliono far risalire alla tradizione scandinava di tagliare e bruciare un albero in occasione dello Yule, il solstizio d'inverno:

«Lo “Yule Log” era in origine un intero albero, che veniva scelto con cura e portato nella casa con grande cerimonialità. L'estremità più larga del tronco veniva posta nel cuore delle fiamme mentre il resto dell'albero sporgeva fuori nella stanza! Il ceppo veniva acceso ceneri rimaste dal ceppo dell'anno prima che venivano conservate con cura»

Anche quest'usanza prevedeva di bruciare il ceppo per i “dodici giorni di Natale” fino all'Epifania.


Nikker


Fonti e approfondimenti:

A. De Gubernatis, Storia comparata degli usi natalizi in Italia e presso gli altri popoli indoeuropei
A. D'Apremont, La vera storia di Babbo Natale
J. Frazer, Il ramo d'oro
Claude Lévi-Strauss, Babbo Natale giustiziato

Questi libri e siti ovviamente non esauriscono quel che ci sarebbe da dire sul Natale e sulle sue origini pagane, sono solo le fonti che ho usato per questa ricerca su un argomento parziale, gli alberi del Natale. Una bibliografia consigliata per approfondire il Solstizio e le sue tradizioni a tutto tondo richiederebbe un articolo a parte.

In questo articolo ho parlato delle piante che generalmente compaiono nelle nostre case a Natale e della loro simbologia, ma per approfondire le virtù delle singole piante consiglio articoli e libri specializzati sul tema, a cominciare dall'articolo di questo blog di settimana scorsa, Magia verde invernale.



1 commento:

  1. Sarò per sempre in debito con il grande dottor Adeleke per aver sistemato il mio matrimonio rotto dopo che mio marito mi ha lasciato per la sua amante per 7 mesi .. la sua email è aoba5019@gmail.com o WhatsApp su +27740386124. Non ho mai creduto agli incantesimi fino a quando il mio amico non me lo ha presentato. All'inizio ero scettico su di lui perché ho sentito molto parlare di falsi lanciatori di incantesimi, ma ho messo i miei dubbi dietro di me perché volevo disperatamente riavere mio marito e ho fatto secondo quello che mi aveva detto di fare. Ora mio marito è tornato solo 48 ore dopo averlo contattato. Vivo di nuovo felicemente con mio marito dopo 6 mesi di divorzio e non mi riposerò finché non sarà conosciuto in tutto il mondo. È anche specializzato in incantesimi con denaro, lotterie, incantesimi di malattia E.T.C. Connettiti con il dottor Adeleke ora, la sua email è aoba5019@gmail.com o WhatsApp su +27740386124 ... È potente

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