lunedì 21 dicembre 2015

Le origini pagane di Babbo Natale

(ovvero: perché sul mio altare di Yule c'è una statuetta di Babbo Natale)

Babbo Natale è uno dei protagonisti del Natale meno presi sul serio dagli adulti di tutto il mondo. Questo è profondamente ingiusto, dal momento che ha alle spalle una storia millenaria di tutto rispetto. Per introdurre la sua storia, ho deciso di procedere al contrario; dalla fine all'inizio, o meglio, ai suoi vari inizi. Che cosa sappiamo oggi di Babbo Natale?


1. “Babbo Natale è un'invenzione della Coca-Cola”


In realtà, no. Il famoso marchio ha senza dubbio il merito di aver portato alla ribalta questa popolare figura negli anni '30 del Novecento e di averne canonizzato i tratti (il vestito rosso, la corporatura pensante, la slitta con le renne volanti, ecc), ma la Coca-Cola non ha fatto altro che assumere a testimonial il protagonista di leggende folkloristiche e credenze pseudo-religiose di origine europea (come quasi tutto quello che riguarda l'America). Come è scritto in “Babbo Natale” di N. Lagioia,

«L’adozione di Babbo Natale da parte della Coca-Cola avviene quando il portadoni si è ormai quasi del tutto sbarazzato delle sue origini cristiane. Approdato sulla west coast durante il XVII secolo come residuato di una tradizione religiosa maturata per oltre mille anni nel Vecchio Continente, quello che un tempo era stato san Nicola, vescovo di Mira, nei primi decenni del Novecento americano si presentava già come un potente simbolo del mondo dei consumi. L’impresa della Coca-Cola di conseguenza non consistette (…) nell’aver determinato un processo di scristianizzazione già in atto da molto tempo, ma nell’averlo semmai cristallizzato, rendendolo in qualche modo definitivo.»1

Una tradizione europea, appunto, ma più precisamente? Da dove arriva il Saint Nicholas che approdò in America nel XVII-XVIII secolo?
Leggiamo in “La vera storia di Babbo Natale” di A. D'Apremont:

«La leggenda vuole che nel 1626 una nave di emigranti olandesi - con una sorprendente polena di san Nicola al posto delle abituali sirene - fosse stata sorpresa da una violenta tempesta nei pressi delle coste nordamericane. La nave si sarebbe arenata su una spiaggia. Durante la notte, un marinaio avrebbe fatto un sogno: gli sarebbe apparso san Nicola (o, più esattamente, Sinter Klaus [o Claes], per chiamarlo con il suo nome olandese) che gli avrebbe detto che se i naufraghi avessero fondato in quel luogo una città, lui sarebbe ritornato ogni anno, il giorno della sua festa, per distribuire doni ai bambini passando dai camini.
Il Babbo Natale moderno era in marcia su una spiaggia al di là dell’Atlantico. La città fu costruita e battezzata New Amsterdam (si noti che san Nicola era proprio il santo patrono di Amsterdam nei Paesi Bassi). La leggenda è bella e probabilmente non è autentica. Resta il fatto che il buon santo (e la sua distribuzione di doni il 6 dicembre) arrivò nell’America del Nord con i bagagli dei coloni olandesi, più verosimilmente verso la metà del XVIII secolo, e non nel XVII secolo.»2

Babbo Natale, con il nome di Saint Nicholas o “St. Nick” diventa veramente famoso in America grazie al poema “The night before Christmas” di Clement Moore, del 1822. Tuttavia nel 1822 non ha ancora l'aspetto di un corpulento vecchio gioviale, e nemmeno di un austero santo: il St. Nick (o “old St. Nick”) di Moore è un piccolo vecchio elfo paffuto. Qualcuno afferma che “The night before Christmas” abbia “paganizzato” la figura di un santo cristiano. Ma è veramente così che sono andate le cose?


2. “Babbo Natale è San Nicola, vescovo di Mira”


Si e no. Anche. Chi ha un po' di dimestichezza con le dispute sulle sopravvivenze pagane nel cristianesimo, e in special modo nelle più antiche forme di cristianesimo ancora esistenti (la Chiesa Cattolica, le Chiese Ortodosse, insomma tutto ciò che è precedente alle riforme protestanti) non ha bisogno di sentirsi spiegare di nuovo come le prime religioni cristiane abbiano dovuto includere nelle proprie pratiche, liturgie e credenze alcuni elementi pagani. Ciò che non si riusciva a demonizzare, si sovrascriveva in qualche modo. Venivano erette chiese sui templi pagani e sui luoghi sacri; allo stesso modo venivano attribuite ai santi particolari gesta, capacità soprannaturali e patronati che prima erano caratteristiche peculiari delle divinità pre-cristiane.

San Nicola, pover'anima, si sta probabilmente rivoltando nel sepolcro, dal momento che in vita è stato un forte sostenitore dello sbarazzarsi delle sopravvivenze pagane e dell'epurare il cristianesimo da queste influenze. È terribilmente ironico che lui stesso, come e più di altri santi, sia stato vestito di tante caratteristiche di figure pre-cristiane e sia diventato protagonista di numerose leggende che non hanno probabilmente alcun fondamento nella sua biografia.

«Progressivamente, si assistette a uno spostamento delle caratteristiche del dio Apollo, al quale un culto importantissimo era tributato a Patara, città vicina a Mira, su Nicola. L’antica festa del dio divenne quella di san Nicola. Dietro questo Nicola dai tratti apollineo-cristici, che cosa resta dell’eventuale personaggio storico? (...)
Di questo santo popolare si è fatto il patrono dei bambini, degli scolari, dei prigionieri, dei ladri, dei marinai, delle prostitute, ma anche dei fiorai. Per giustificare questi patrocini più o meno strani, gli si attribuirono diverse gesta eroiche.»3

Come già accennato, il santo è anche patrono dei marinai, e questo è un dettaglio particolarmente interessante. Pare che lo sia stato fin da subito, dal momento che nell'antichità:

«Il 6 dicembre [giorno della festa di San Nicola] (…) la navigazione veniva sospesa per ventiquattr’ore e i marinai chiedevano la benedizione delle divinità dei mari: era insomma il giorno di Poseidone nel calendario pagano. Se si pensa che Mira era la sede di un porto molto importante e che nei primi secoli della sua espansione il cristianesimo inglobò riti e narrazioni dell’universo pagano facendo in modo che il passaggio di consegne avvenisse nel modo meno traumatico possibile, si capisce come la data del 6 dicembre servisse più che altro a restaurare un patronato che fino a poco prima era toccato al Dio dei mari.»4

Il patronato sui mari e sui marinai è qualcosa che abbiamo già visto nella leggenda sui marinai olandesi che vennero salvati dal santo. L'origine del suo legame con il mare è duplice: più che dal culto di Poseidone nella città di Mira, probabilmente la sua fortuna presso i marinai olandesi deriva dalla sua sovrapposizione con una divinità teutonica del mare, Hold Nickar. Hold Nickar, oltre ad essere dio del mare, attraversava i cieli notturni a capo della Caccia Selvaggia (capitanare la Caccia Selvaggia non era appannaggio di una sola divinità o entità; a seconda della zona geografica, si possono trovare molte figure diverse a capo di questa processione notturna: Cernunnos, Odino, Herne, Harlequin, e molti altri e altre).
Con l'avvento del cristianesimo, il questo dio teutonico del mare venne ridimensionato al rango di spiritello acquatico e ancora se ne trova traccia nelle figure folkloristiche dei nikker (in Olanda), nicor (in Inghilterra) e nixes (in Germania).

Ad ogni modo: come ha fatto, questo vescovo orientale, a diventare la figura che ci è familiare, il magico vecchio uomo che vive nel circolo polare artico e viaggia su una slitta volante?
Il suo viaggio verso l'Europa occidentale ebbe inizio in Italia.

«Nel maggio del 1087, temendo che i Turchi musulmani, che avevano appena conquistato l’Asia minore, profanassero le spoglie del santo, dei mercanti trasportano le sue reliquie a Bari, in Puglia, nel Sud dell’Italia. L’antico patrono della città era Mercurio e il suo ricordo è ancora vivo. Non lontano da Bari si trova il Gargano, un luogo che era allora consacrato a san Michele (...) ma che anticamente, come indica il suo nome, era dedicato a un misterioso dio Gorgan (Gargan o Gorgon). Si parla di questa divinità come di un dio preceltico che avrebbe potuto essere assimilato a Mercurio nel Sud (anticamente, il Gargano sarebbe stato un Monte Mercurio), a Wotan nel Nord o a Lug o Belenos nell’Ovest. A ogni modo, gli scrittori latini e greci Strabone, Tolomeo e Lucano attestano che un tempio pagano si trovava sul Garganus Mons dove, qualche tempo dopo, fu tributato un culto a Mitra (la qual cosa ci riporta all’origine della festa di Natale) e dove un toro sacro dedicato a questo dio era custodito in una grotta iniziatica del monte.
(…) Evidentemente, alla fine dell’XI secolo il ricordo di Gorgan e di Mercurio era ancora vivo e per mettere fine alle sue «derive pagane» si trasportarono le reliquie di san Nicola sul monte Gorgan (la consacrazione a san Michele non era forse sufficiente a cristianizzare il luogo o forse, in quest’epoca antica, era evidente per le popolazioni che l’arcangelo dissimulava male gli antichi dèi luminosi che aveva sostituito) e il santo divenne così il patrono di Bari.
Si tratta allora del san Nicola che ispirò il nostro Babbo Natale? Precisiamo semplicemente due cose: l’Italia non ha mai veramente tributato un culto a san Nicola e nella penisola quest’ultimo non ha mai distribuito regali. Tuttavia, abbiamo qui proprio il san Nicola che diventerà così popolare al Nord. In realtà, il processo si è sviluppato in due tempi.
In primo luogo, i vichinghi, che si spinsero con le loro incursioni nel Mediterraneo (fino in Sicilia, dove l’influenza normanna si è fatta sentire a lungo), scoprirono in Puglia il personaggio di san Nicola. Costui aveva già cominciato a confondersi con il Gorgan d’origine che ricordava agli scandinavi appena convertiti il dio Odino-Wotan delle loro foreste. Soprattutto, il Nicola/Gorgan apparve loro come il personaggio ideale per fornire garanzie di «buona fede» ai missionari evangelizzatori (in un’epoca in cui costoro li sospettavano di restare fedeli agli antichi dèi e con la spada portavano la fede in Cristo nel cuore e nella testa della gente) pur continuando a venerare, dietro il «santo», la figura della vecchie divinità. Inoltre, per questi temibili navigatori, Nicola era il patrono dei marinai. (…) San Nicola aveva incominciato la sua marcia verso il Nord. (…) In realtà, è il san Nicola «distributore di regali» che arriva molto più tardi.»5

Il ruolo di San Nicola come distributore di regali è infatti attestato con certezza solo dal XVI secolo. Curiosamente, sono proprio degli scritti di Martin Lutero ad attestare la tradizione dei “regali di San Nicola” in Germania nel 1535.
Tuttavia non era da solo, nello svolgere questo compito. Accanto alla figura di San Nicola si accosta spesso e quasi ovunque la figura di un accompagnatore, un oscuro aiutante, che aveva sempre dei toni cupi e il compito di “punire” i bambini cattivi. Nella maggior parte dei casi, questo oscuro aiutante aveva un aspetto non umano. A volte era basso, quasi un folletto, spesso di colore scuro o sporco di fuliggine, oppure indossava vestiti tipici di un Paese straniero e nemico (in Olanda “Pietro il Nero” era vestito da spagnolo); altre volte era un mezzo-mostro, era peloso, o addirittura aveva le corna.

La vera popolarità di San Nicola giungerà nel XIX secolo, ma accanto a lui si affaccia un altro personaggio: Babbo Natale propriamente detto. Qui si capisce che il santo non è necessariamente l’antenato di Babbo Natale. Ad esempio, il Weihnachtsmann tedesco non deriva da san Nicola ma dal suo accompagnatore: il suo nome è Knecht Ruprecht, che è anche il nome dell’aiutante del santo e, come vedremo, reminiscenza diretta dell’antico dio Wotan. In molti casi, è proprio l'accompagnatore (inizialmente inscindibile dal santo, quasi un suo alter-ego) a costituire la vera origine divina e pagana di Babbo Natale.

Una curiosità, infine: il nome Nicola o Nick, in alcuni Paesi germanici, designava il diavolo, nel Medioevo. O meglio, “un” diavolo. Per riportare alcuni nomi del diavolo basati su quello di Nicola: Old Nick, Nick, Old Nick Bogey, Saint Nick, Olde Saint Nicholas.
Come già detto sopra, Nick, Klaas e Klas vengono da nikker (antico olandese) o nicor (medio inglese), che significa «goblin, spirito dell’acqua» (vedi i Nixes o Nisser germanici, i nani dal cappuccio rosso, che sono anche gli spiriti di Natale in Danimarca). Questo Nicola nordico non viene dunque dal greco che significa invece «vittoria del popolo».
Si ricordi che in “The night before Christmas” il distributore di doni di origine olandese, dall'aspetto di un piccolo elfo, è stato chiamato proprio “St. Nick” e “old St. Nick”.


3. Le origini pagane degli Oscuri Aiutanti


Abbiamo detto che Babbo Natale deriva più da queste figure ambigue che accompagnavano il santo, che dal santo stesso. Ma cosa sappiamo di loro? Scrive sempre D'Apremont:

«Nei paesi germanici era noto l’accompagnatore Hans Trapp, un personaggio dal viso annerito. (...) A proposito di questo Hans Trapp, un’usanza danese ancora osservata nel XIX secolo e riportata dal mitologo Axel Olrik, voleva che durante il periodo di Jul si disponessero i coltelli di casa con la lama ben affilata verso l’alto «per proteggere adeguatamente contro la caccia selvaggia» condotta da «Kònig Hans e il suo seguito» intenzionati a rubare lo Julschwein (maiale di Natale). Questo «König Hans» è probabilmente una manifestazione del condottiero tradizionale della Caccia, cioè Odino-Wotan. E se si tratta anche di Hans Trapp, ciò prova che (...) il personaggio è molto più antico.»6

E ancora, più specificamente sul già citato Knecht Ruprecht:

«Per continuare sulla via di questa ambiguità, soffermiamoci sul caso di uno di questi accompagnatori: Knecht Ruprecht, il tenebroso, il servitore nero dei paesi germanici. Ricordiamolo: è a lui che il bavarese Thomas Nast penserà quando cercherà di illustrare... il Santa Claus di Clement Moore. Difficile trovare un paradosso maggiore! L’accompagnatore diventa (ridiventa?) Babbo Natale al posto del vescovo di Mira. Orbene, secondo Dontenville, Knecht Ruprecht verrebbe dalle «profondità della mitologia germanica precristiana» e si identificherebbe con Wotan. Più precisamente, Ruprecht o Rumpanz sarebbe il dio originario soppiantato da san Nicola. Ancora più curiosamente, l’etimologia di questo personaggio tenebroso sarebbe, secondo Jakob Grimm (uno dei fratelli Grimm, gli autori delle celebri favole), «Brillante per la gloria», il che lo identificherebbe, sempre secondo il mitologo, con Odino.»

Tutte queste figure sembrano comunque legate alle regioni dell'Europa continentale e settentrionale; come già accennato, in Italia il santo non aveva la funzione di distribuire doni. Qui da noi è più facile che a ricoprire questa carica fossero Santa Lucia (il 13 dicembre, giorno ancora ricordato dai nostri nonni come “il dì più corto che ci sia”, perché quando vigeva il calendario Giuliano coincideva con il giorno del solstizio), gli antenati (nel periodo di Ognissanti), il Bambin Gesù (a Natale), la Befana (il giorno dell'Epifania) o Babbo Natale, in epoca recente.

Il Babbo Natale odierno comunque ha riunito in sé la duplice funzione del Santo (che perdonava i bambini e distribuiva doni) e dell'aiutante (che minacciava e redarguiva i bambini cattivi): è famosa la duplice lista di Babbo Natale, quella dei bambini buoni a cui portare i regali e quella dei bambini cattivi a cui portare il carbone. Ha quindi un ruolo di “regolatore”, di “giudice”, di “ordinatore”… e questo, come vedremo alla fine, è uno dei suoi paradossi.


4. Le divinità dietro al mito di Babbo Natale

Ecco che finalmente arriviamo al dunque, dopo questa breve storia alla rovescia. Come vedremo, come in parte abbiamo già visto, ci sono diverse entità e divinità pre-cristiane nascoste nel mito moderno di Babbo Natale. I suoi detrattori cristiani (sono una minoranza, ma ogni tanto fanno notizia7) forse non hanno individuato chiaramente le figure dietro al personaggio, ma di sicuro hanno ben compreso la sua origine pagana.

4.1 - Il dio Odino-Wotan

Percorrendo la notte di mezz'inverno sulla sua slitta volante trainata dalle renne, Babbo Natale rimanda all’immagine della caccia selvaggia delle antiche notti di Jul. Alla testa di questo corteo c'è il grande dio Odino-Wotan. La radice etimologica del suo nome significa «furore estatico, possessione». È un dio dell’estasi, della trascendenza iniziatica, della poesia e della magia. Cosa interessante: Odino sarebbe un dio del «dono»: è il signore delle rune, da cui ha ricevuto la conoscenza autosacrificandosi («dono» di sé) sull’albero del mondo Yggdrasill.
La tradizione nordica relativa a Odino è innanzitutto quella dell’Eterno Ritorno: ogni anno, Jul (il solstizio d'inverno) annuncia il ritorno del sole. Inoltre, accanto alle funzioni più marziali, Odino-Wotan è il dio della Gioia. Anticamente era chiamato Wotanaz: l’iniziale di questo nome è la runa Wenn o Wunjo, che significa la «gioia».

Troviamo ancora in D'Apremont:

«Odino-Wotan è una divinità sciamanica. È intimamente legato all’albero del mondo, Yggdrasill (l’albero di Natale ne sarà una rappresentazione). Yggdrasill, l’albero del mondo, è un sentiero di iniziazione (impiccandosi a esso, Odino acquisisce la conoscenza delle rune). Ristabilendo la tradizione dell’albero di Natale - sempreverde (eterno ritorno) - accanto a Babbo Natale, il mondo moderno ha ricostituito l’antica coppia iniziatica Odino-Wotan/Yggdrasill.»8

4.2 - Herne il Cacciatore

D'Apremont lo chiama “divinità anglosassone meno conosciuta”, ma io penso che non sia un errore definirlo piuttosto una figura folkloristica, leggendaria, derivata da figure divine; dico questo perché le uniche testimonianze che abbiamo su Herne (con tanto che viene fatto derivare da Cernunnos e/o da Odino, divinità di tutto rispetto) risalgono all'epoca cristiana, in cui nessuna figura aveva la possibilità di farsi definire “una divinità”, anche se minore.

«Parlando «in termini natalizi», Herne può apparire come una sintesi tra il personaggio di Odino-Wotan e quello del druido-sciamano Merlino. Questo dio è associato in particolare alla regione di Windsor (è menzionato, in particolare, in Le allegre comari di Windsor di Shakespeare). Questo personaggio tipico del folklore d’Oltremanica è un essere cornuto, associato alla quercia e al cervo. Associate al nome «Herne», queste caratteristiche ci fanno immediatamente pensare al Cernunnos celtico. Se questa filiazione tradisce una probabile origine antica del cacciatore di Windsor, la tradizione inglese lo conserva in una forma decisamente storicizzata.
Ecco la sua storia, che commenteremo a mano a mano. All’epoca del re Riccardo II, Herne, eccellente cacciatore (pensiamo qui a Odino in qualità di Grande Cacciatore della caccia selvaggia) viveva nei boschi di Windsor in condizioni quasi selvagge (si tratta dunque di una manifestazione di uno spirito della natura, del Green Man, «Uomo Verde» tradizionale anglosassone, che il folklore ha conservato anche con il nome di Robin Hood, ad esempio). Regolarmente, il sovrano lo chiamava per andare a caccia, cosa che non mancava di suscitare gelosie in seno al seguito reale, offeso dai privilegi che venivano accordati a un pezzente. Peggio ancora, il sovrano gli aveva fatto dono di un corno da caccia, di una catena d’argento e di una borsa. Durante un giorno di caccia, un cervo carica il re e lo disarciona. Herne gli sbarra la strada, salva il re ma resta gravemente ferito. La corte del re - in particolare, i guardiacaccia del parco di Windsor - è esultante. Comunque sia, il re vuole salvarlo. Interviene allora uno sconosciuto di nome Urswick che salva Herne mettendogli in testa i palchi di un cervo. Le guardie del seguito reale non vogliono accettare la guarigione del cacciatore selvaggio. Urswick dichiara allora di poter privare Herne dei suoi doni se i guardiani promettono di fare la cosa che domanderà loro. Herne guarisce, ma non ha più alcun dono, tantomeno quello di cacciatore. Scappa, dunque, per andarsi a impiccare a una quercia (come Odino, dio degli impiccati, si impicca all’albero del mondo) in fondo al parco. Un fulmine colpisce la quercia e anche le altre guardie perdono tutti i loro doni. Per ordine di Urswick si recano davanti alla quercia dove incontrano il fantasma cornuto di Herne che domanda loro di seguirli. La piccola schiera si ritrova dunque al cospetto di Urswick. Qui prestano giuramento di restare in eterno nell’orda di Herne. Formeranno dunque la caccia selvaggia.
Il riferimento al re Riccardo II sembra datare Herne. Il racconto restituisce le caratteristiche di un personaggio antichissimo. Il dio cornuto è Cernunnos, è Pan […] ma sono anche tutti i danzatori sciamanici e carnevaleschi che, nel periodo di Jul/Anno Nuovo si vestivano di pelli di animali e indossavano delle corna (in particolare di cervidi) e che, ricordiamolo, Cesario di Arles e Teodoro di Canterbury denunciavano.»9


Molti sono gli elementi che associano la leggenda di Herne al mito di Natale: prima di tutto, i palchi/ramificazioni che gli vengono messi in testa, e che rinviano a tutti gli dèi cornuti antichi come Cernunnos e alle più antiche pratiche cerimoniali, le danze cornute del periodo di Jul/Natale. I palchi, che nei cervi si rinnovano ogni anno, simboleggiano l’eterno ritorno della vita, come le celebrazioni del Solstizio e di Natale; il sole che rinasce è la promessa del ritorno della vita. Poi, come non pensare all’accompagnatore nero di san Nicola che viene riconosciuto come il vero antenato di Babbo Natale, e che, frequentemente, era dotato di corna? Il dio cornuto rappresenta il rinnovamento della vita ma, paradossalmente, rappresenta anche il mondo sotterraneo e dunque la morte e il freddo, tutti elementi che concorrono nella simbologia delle feste del Solstizio d'Inverno.
Poi c'è la caccia selvaggia, alla quale i guardiani di Windsor, trasformati in spettri, si uniscono, e che attraversa il cielo di Jul.
Infine, non meno importante, l’impiccagione alla quercia evoca Odino, auto-sacrificatosi sull’albero del mondo Yggdrasill che sarà simboleggiato dall’albero di Natale.

Con l’avvento del cristianesimo, gli dèi pagani sono stati demonizzati, sono stati mascherati da santi, o hanno dovuto cambiare nome e sono sopravvissuti solo come figure folkloristiche o membri del popolo fatato. Ci sono grandi probabilità che Wotan, dio delle tempeste e del furore estatico, sia diventato (in quanto Signore della caccia selvaggia e dio degli Impiccati) Herne, il cacciatore folle.

4.3 - Il Signore del Disordine medievale

Non è questo il luogo per approfondire il legame tra il Natale e le Feste dei Folli medievali, che derivano nella sostanza (se non nel periodo) dai Saturnalia romani, ma due parole di introduzione andrebbero spese. Natale, Carnevale, le Feste dei Folli, i Saturnalia, Halloween, sono tutte feste in cui l'ordine naturale veniva sovvertito temporaneamente, perché così facendo

«esorcizzano il rischio, figurativamente esibito, del capovolgimento dell'ordine del mondo, dell'annullamento e dell'inversione dei ruoli naturali e sociali, del prevalere del demoniaco segnalato dal dilagare delle maschere. Ricodificano in forme rituali, dunque dotandole di maggiore potere, questue e doni, giuochi e pranzi collettivi per rinvigorire attraverso l'ostentazione di sovrabbondanza mentale, fisica, alimentare, l'energia consumata del cosmo. (…) Gli eccessi sono un elemento costitutivo della economia del sacro. (…) Sono i giorni di Halloween nei Paesi anglosassoni e della festa siciliana dei Morti, di Babbo Natale e dei suoi derivati, della Befana e delle sue varianti, della Candelora e di Carnevale, dei riti pasquali e di San Giuseppe.»10

In quest'ottica, è interessante anche notare una cosa (e ricordiamo la tradizione della Caccia Selvaggia come processione dei morti, che ricompare sia nel periodo di Ognissanti sia nelle dodici notti fra Natale e l'Epifania):

«Presso i popoli nordici Natale (Jul) era la festa dei morti e, insieme, una esaltazione della fertilità, della vita. In quei giorni i morti tornavano per prendere parte ai riti di fertilità dei vivi.»11

Ma, tornando alle Feste dei Folli e al Signore dei Disordini, abbiamo già citato il rapporto di discendenza fra i Saturnalia e il Natale; le Feste dei Folli medievali, derivazione diretta dei Saturnalia, rappresentano una sorta di ponte tra la festa antica e quella moderna.
Babbo Natale come Signore del Disordine è il Babbo Natale Signore dei Paradossi. Guardandolo con spirito critico, si nota che è un'entità della Notte (attraversa il cielo notturno) e del Freddo (inverno), ma è Gioia. É l’eroe dell’infanzia, ed è vecchio. Si potrebbero citare innumerevoli altri paradossi del personaggio. Storici delle religioni e folkloristi concordano nel riconoscere in questo «Signore del Disordine» l’antenato di Babbo Natale.

«Tra la «solidarietà accresciuta e l’antagonismo esacerbato» delle feste di Natale, già rilevati da Lévi-Strauss, l’Abate della Festa, il Signore del Disordine, gioca un ruolo di mediazione, comandando gli eccessi in nome delle autorità regolari, ma al tempo stesso, e per conto di queste stesse autorità, contenendoli in limiti... ragionevoli. Il colmo per un personaggio della sregolatezza!»12

L'ennesimo paradosso che vede il Signore dei Paradossi, il Re delle Feste dei Folli, a guida di una festa che ribalta sì l'ordine naturale, ma solo per conservare l'ordine naturale.


Nikker

*****

Ci sarebbe molto altro da dire ma non basterebbe una rivista, naturalmente, e questo articolo forse è già troppo lungo. Vi lascio con qualche consiglio bibliografico e non:

Libri sulle origini del Natale e di Babbo Natale:
  • A. D'Apremont, La vera storia di Babbo Natale, Edizioni L'Età dell'Acquario, 2005
  • C. Lévi-Strauss, Babbo Natale giustiziato, Sellerio editore Palermo, 1995
  • M. Perrot, Etnologia del Natale, Elèuthera, Milano, 2001
  • T. Van Renterghen, Quando Babbo Natale era uno sciamano, Edizioni Amrita, 2000 (un po' sensazionalistico, non è un titolo che consiglio a chi non conosca bene l'argomento perché non è facilissimo separare le informazioni veritiere dalle ipotesi un po' spinte)

Film da non perdere:
  • Hogfather, tratto dall'omonimo libro di Terry Pratchett (il film si trova solo in inglese, al massimo sottotitolato in italiano; il libro non è ancora stato tradotto, ma quando uscirà consiglio a tutti di leggerlo)
  • The nightmare before Christmas, di Tim Burton; il titolo è chiaramente la parodia del poema di Moore “The night before Christmas” che abbiamo qui citato

1 N. Lagioia, “Babbo Natale”, Fazi Editore, 2005, pag. 27
2 A. D'Apremont, “La vera storia di Babbo Natale”, Edizioni L'Età dell'Acquario, 2005, pag. 38
3 A. D'Apremont, op. cit., pag. 46
4 N. Lagioia, op. cit., pag. 45
5 A. D'Apremont, op. cit., pp. 47-49
6 Ibid, pag. 53
7 Vedi “Babbo Natale giustiziato” di C. Lévi-Strauss
8 Ibid, pag. 65
9 Ibid, pag. 65-66
10 C. Lévi-Strauss, “Babbo Natale giustiziato”, Sellerio editore Palermo, 1995, Introduzione (pagina ignota, preso da un ebook in pdf).
11 Ibid.
12 A. D'Apremont, op. cit., pag. 70

1 commento:

  1. Sarò per sempre in debito con il grande dottor Adeleke per aver sistemato il mio matrimonio rotto dopo che mio marito mi ha lasciato per la sua amante per 7 mesi .. la sua email è aoba5019@gmail.com o WhatsApp su +27740386124. Non ho mai creduto agli incantesimi fino a quando il mio amico non me lo ha presentato. All'inizio ero scettico su di lui perché ho sentito molto parlare di falsi lanciatori di incantesimi, ma ho messo i miei dubbi dietro di me perché volevo disperatamente riavere mio marito e ho fatto secondo quello che mi aveva detto di fare. Ora mio marito è tornato solo 48 ore dopo averlo contattato. Vivo di nuovo felicemente con mio marito dopo 6 mesi di divorzio e non mi riposerò finché non sarà conosciuto in tutto il mondo. È anche specializzato in incantesimi con denaro, lotterie, incantesimi di malattia E.T.C. Connettiti con il dottor Adeleke ora, la sua email è aoba5019@gmail.com o WhatsApp su +27740386124 ... È potente

    RispondiElimina