Babbo
Natale è uno dei protagonisti del Natale meno presi sul serio dagli
adulti di tutto il mondo. Questo è profondamente ingiusto, dal
momento che ha alle spalle una storia millenaria di tutto rispetto.
Per introdurre la sua storia, ho deciso di procedere al contrario;
dalla fine all'inizio, o meglio, ai suoi vari inizi. Che cosa
sappiamo oggi di Babbo Natale?
1.
“Babbo Natale è un'invenzione della Coca-Cola”
In
realtà, no. Il famoso marchio ha senza dubbio il merito di aver
portato alla ribalta questa popolare figura negli anni '30 del
Novecento e di averne canonizzato i tratti (il vestito rosso, la
corporatura pensante, la slitta con le renne volanti, ecc), ma la
Coca-Cola non ha fatto altro che assumere a testimonial il
protagonista di leggende folkloristiche e credenze pseudo-religiose
di origine europea (come quasi tutto quello che riguarda l'America).
Come è scritto in “Babbo Natale” di N. Lagioia,
«L’adozione
di Babbo Natale da parte della Coca-Cola avviene quando il portadoni
si è ormai quasi del tutto sbarazzato delle sue origini cristiane.
Approdato sulla west coast durante il XVII secolo come residuato di
una tradizione religiosa maturata per oltre mille anni nel Vecchio
Continente, quello che un tempo era stato san Nicola, vescovo di
Mira, nei primi decenni del Novecento americano si presentava già
come un potente simbolo del mondo dei consumi. L’impresa della
Coca-Cola di conseguenza non consistette (…) nell’aver
determinato un processo di scristianizzazione già in atto da molto
tempo, ma nell’averlo semmai cristallizzato, rendendolo in qualche
modo definitivo.»1
Una tradizione europea,
appunto, ma più precisamente? Da dove arriva il Saint Nicholas che
approdò in America nel XVII-XVIII secolo?
Leggiamo in “La vera
storia di Babbo Natale” di A. D'Apremont:
«La
leggenda vuole che nel 1626 una nave di emigranti olandesi - con una
sorprendente polena di san Nicola al posto delle abituali sirene -
fosse stata sorpresa da una violenta tempesta nei pressi delle coste
nordamericane. La nave si sarebbe arenata su una spiaggia. Durante la
notte, un marinaio avrebbe fatto un sogno: gli sarebbe apparso san
Nicola (o, più esattamente, Sinter Klaus [o Claes], per chiamarlo
con il suo nome olandese) che gli avrebbe detto che se i naufraghi
avessero fondato in quel luogo una città, lui sarebbe ritornato ogni
anno, il giorno della sua festa, per distribuire doni
ai
bambini passando dai camini.
Il Babbo
Natale moderno era in marcia su una spiaggia al di là
dell’Atlantico. La città fu costruita e battezzata New Amsterdam
(si noti che san Nicola era proprio il santo patrono di Amsterdam nei
Paesi Bassi). La leggenda è bella e probabilmente non è autentica.
Resta il fatto che il buon santo (e la sua distribuzione di doni il 6
dicembre) arrivò nell’America del Nord con i bagagli dei coloni
olandesi, più verosimilmente verso la metà del XVIII secolo, e non
nel XVII secolo.»2
Babbo
Natale, con il nome di Saint Nicholas o “St. Nick” diventa
veramente famoso in America grazie al poema “The night before
Christmas” di Clement Moore, del 1822. Tuttavia nel 1822 non ha
ancora l'aspetto di un corpulento vecchio gioviale, e nemmeno di un
austero santo: il St. Nick (o “old St. Nick”) di Moore è un
piccolo vecchio elfo paffuto. Qualcuno afferma che “The night
before Christmas” abbia “paganizzato” la figura di un santo
cristiano. Ma è veramente così che sono andate le cose?
2.
“Babbo Natale è San Nicola, vescovo di Mira”

Si e no. Anche. Chi ha un po' di
dimestichezza con le dispute sulle sopravvivenze pagane nel
cristianesimo, e in special modo nelle più antiche forme di
cristianesimo ancora esistenti (la Chiesa Cattolica, le Chiese
Ortodosse, insomma tutto ciò che è precedente alle riforme
protestanti) non ha bisogno di sentirsi spiegare di nuovo come le
prime religioni cristiane abbiano dovuto includere nelle
proprie pratiche, liturgie e credenze alcuni elementi pagani. Ciò
che non si riusciva a demonizzare, si sovrascriveva in qualche modo.
Venivano erette chiese sui templi pagani e sui luoghi sacri; allo
stesso modo venivano attribuite ai santi particolari gesta, capacità
soprannaturali e patronati che prima erano caratteristiche peculiari
delle divinità pre-cristiane.
San Nicola, pover'anima, si sta
probabilmente rivoltando nel sepolcro, dal momento che in vita è
stato un forte sostenitore dello sbarazzarsi delle sopravvivenze
pagane e dell'epurare il cristianesimo da queste influenze. È
terribilmente ironico che lui stesso, come e più di altri santi, sia
stato vestito di tante caratteristiche di figure pre-cristiane e sia
diventato protagonista di numerose leggende che non hanno
probabilmente alcun fondamento nella sua biografia.
«Progressivamente, si assistette a uno spostamento delle
caratteristiche
del dio Apollo, al quale un culto importantissimo era tributato a
Patara, città vicina a Mira, su Nicola. L’antica festa del dio
divenne quella di san Nicola. Dietro questo Nicola dai tratti
apollineo-cristici, che cosa resta dell’eventuale personaggio
storico? (...)
Di questo
santo popolare si è fatto il patrono dei bambini, degli scolari, dei
prigionieri, dei ladri, dei marinai, delle prostitute, ma anche dei
fiorai. Per giustificare questi patrocini più o meno strani, gli si
attribuirono diverse gesta eroiche.»3
Come
già accennato, il santo è anche patrono dei marinai, e questo è un
dettaglio particolarmente interessante. Pare che lo sia stato fin da
subito, dal momento che nell'antichità:
«Il 6 dicembre
[giorno della festa di San Nicola] (…) la navigazione veniva
sospesa per ventiquattr’ore e i marinai chiedevano la benedizione
delle divinità dei mari: era insomma il giorno di Poseidone nel
calendario pagano. Se si pensa che Mira era la sede di un porto molto
importante e che nei primi secoli della sua espansione il
cristianesimo inglobò riti e narrazioni dell’universo pagano
facendo in modo che il passaggio di consegne avvenisse nel modo meno
traumatico possibile, si capisce come la data del 6 dicembre servisse
più che altro a restaurare un patronato che fino a poco prima era
toccato al Dio dei mari.»4
Il
patronato sui mari e sui marinai è qualcosa che abbiamo già visto
nella leggenda sui marinai olandesi che vennero salvati dal santo.
L'origine del suo legame con il mare è duplice: più che dal culto
di Poseidone nella città di Mira, probabilmente la sua fortuna
presso i marinai olandesi deriva dalla sua sovrapposizione con una
divinità teutonica del mare, Hold Nickar. Hold Nickar, oltre ad
essere dio del mare, attraversava i cieli notturni a capo della
Caccia Selvaggia (capitanare la Caccia Selvaggia non era appannaggio
di una sola divinità o entità; a seconda della zona geografica, si
possono trovare molte figure diverse a capo di questa processione
notturna: Cernunnos, Odino, Herne, Harlequin, e molti altri e altre).
Con
l'avvento del cristianesimo, il questo dio teutonico del mare venne
ridimensionato al rango di spiritello acquatico e ancora se ne trova
traccia nelle figure folkloristiche dei nikker (in Olanda), nicor (in
Inghilterra) e nixes (in Germania).
Ad
ogni modo: come ha fatto, questo vescovo orientale, a diventare la
figura che ci è familiare, il magico vecchio uomo che vive nel
circolo polare artico e viaggia su una slitta volante?
Il
suo viaggio verso l'Europa occidentale ebbe inizio in Italia.
«Nel
maggio del 1087, temendo che i Turchi musulmani, che avevano appena
conquistato l’Asia minore, profanassero le spoglie del santo, dei
mercanti trasportano le sue reliquie a Bari, in Puglia, nel Sud
dell’Italia. L’antico patrono della città era Mercurio e il suo
ricordo è ancora vivo. Non lontano da Bari si trova il Gargano, un
luogo che era allora consacrato a san Michele (...) ma che
anticamente, come indica il suo nome, era dedicato a un misterioso
dio Gorgan (Gargan o Gorgon). Si parla di questa divinità come di un
dio preceltico che avrebbe potuto essere assimilato a Mercurio nel
Sud (anticamente, il Gargano sarebbe stato un Monte Mercurio), a
Wotan nel Nord o a Lug o Belenos nell’Ovest. A ogni modo, gli
scrittori latini e greci Strabone, Tolomeo e Lucano attestano che un
tempio pagano si trovava sul Garganus Mons dove, qualche tempo dopo,
fu tributato un culto a Mitra (la qual cosa ci riporta all’origine
della festa di Natale) e dove un toro sacro dedicato a questo dio era
custodito in una grotta iniziatica del monte.
(…)
Evidentemente, alla fine dell’XI secolo il ricordo di Gorgan e di
Mercurio era ancora vivo e per mettere fine alle sue «derive pagane»
si trasportarono le reliquie di san Nicola sul monte Gorgan (la
consacrazione a san Michele non era forse sufficiente a
cristianizzare il luogo o forse, in quest’epoca antica, era
evidente per le popolazioni che l’arcangelo dissimulava male gli
antichi dèi luminosi che aveva sostituito) e il santo divenne così
il patrono di Bari.
Si tratta
allora del san Nicola che ispirò il nostro Babbo Natale? Precisiamo
semplicemente due cose: l’Italia non ha mai veramente tributato un
culto a san Nicola e nella penisola quest’ultimo non ha mai
distribuito regali. Tuttavia, abbiamo qui proprio il san Nicola che
diventerà così popolare al Nord. In realtà, il processo si è
sviluppato in due tempi.
In primo
luogo, i vichinghi, che si spinsero con le loro incursioni nel
Mediterraneo (fino in Sicilia, dove l’influenza normanna si è
fatta sentire a lungo), scoprirono in Puglia il personaggio di san
Nicola. Costui aveva già cominciato a confondersi con il Gorgan
d’origine che ricordava agli scandinavi appena convertiti il dio
Odino-Wotan delle loro foreste. Soprattutto, il Nicola/Gorgan apparve
loro come il personaggio ideale per fornire garanzie di «buona fede»
ai missionari evangelizzatori (in un’epoca in cui costoro li
sospettavano di restare fedeli agli antichi dèi e con la spada
portavano la fede in Cristo nel cuore e nella testa della gente) pur
continuando a venerare, dietro il «santo», la figura della vecchie
divinità. Inoltre, per questi temibili navigatori, Nicola era il
patrono dei marinai. (…) San Nicola aveva incominciato la sua
marcia verso il Nord. (…) In realtà, è il san Nicola
«distributore di regali» che arriva molto più tardi.»5
Il
ruolo di San Nicola come distributore di regali è infatti attestato
con certezza solo dal XVI secolo. Curiosamente, sono proprio degli
scritti di Martin Lutero ad attestare la tradizione dei “regali di
San Nicola” in Germania nel 1535.
Tuttavia
non era da solo, nello svolgere questo compito. Accanto alla figura
di San Nicola si accosta spesso e quasi ovunque la figura di un
accompagnatore, un oscuro aiutante, che aveva sempre dei toni cupi e
il compito di “punire” i bambini cattivi. Nella maggior parte dei
casi, questo oscuro aiutante aveva un aspetto non umano. A volte era
basso, quasi un folletto, spesso di colore scuro o sporco di
fuliggine, oppure indossava vestiti tipici di un Paese straniero e
nemico (in Olanda “Pietro il Nero” era vestito da spagnolo);
altre volte era un mezzo-mostro, era peloso, o addirittura aveva le
corna.
La
vera popolarità di San Nicola giungerà nel XIX secolo, ma accanto a
lui si affaccia un altro personaggio: Babbo Natale propriamente
detto. Qui si capisce che il santo non è necessariamente l’antenato
di Babbo Natale. Ad esempio, il Weihnachtsmann
tedesco non deriva da san Nicola ma
dal suo accompagnatore: il suo nome è Knecht Ruprecht, che è anche
il nome dell’aiutante del santo e, come vedremo, reminiscenza
diretta dell’antico dio Wotan. In molti casi, è proprio
l'accompagnatore (inizialmente inscindibile dal santo, quasi un suo
alter-ego) a costituire la vera origine divina e pagana di Babbo
Natale.
Una
curiosità, infine: il nome Nicola o Nick, in alcuni Paesi germanici,
designava il diavolo, nel Medioevo. O meglio, “un” diavolo. Per
riportare alcuni nomi del diavolo basati su quello di Nicola: Old
Nick, Nick, Old Nick Bogey, Saint Nick, Olde Saint Nicholas.
Come
già detto sopra, Nick, Klaas e Klas vengono da nikker (antico
olandese) o nicor (medio inglese), che significa «goblin, spirito
dell’acqua» (vedi i Nixes o Nisser germanici, i nani dal cappuccio
rosso, che sono anche gli spiriti di Natale in Danimarca). Questo
Nicola nordico non viene dunque dal greco che significa invece
«vittoria del popolo».
Si
ricordi che in “The night before Christmas” il distributore di
doni di origine olandese, dall'aspetto di un piccolo elfo, è stato
chiamato proprio “St. Nick” e “old St. Nick”.
3.
Le origini pagane degli Oscuri Aiutanti
Abbiamo
detto che Babbo Natale deriva più da queste figure ambigue che
accompagnavano il santo, che dal santo stesso. Ma cosa sappiamo di
loro? Scrive sempre D'Apremont:
«Nei
paesi germanici era noto l’accompagnatore Hans Trapp, un
personaggio dal viso annerito. (...) A proposito di questo Hans
Trapp, un’usanza danese ancora osservata nel XIX secolo e riportata
dal mitologo Axel Olrik, voleva che durante il periodo di Jul si
disponessero i coltelli di casa con la lama ben affilata verso l’alto
«per proteggere adeguatamente contro la caccia selvaggia» condotta
da «Kònig Hans e il suo seguito» intenzionati a rubare lo
Julschwein (maiale
di Natale). Questo «König Hans» è probabilmente una
manifestazione del condottiero tradizionale della Caccia, cioè
Odino-Wotan. E se si tratta anche di Hans Trapp, ciò prova che (...)
il personaggio è molto più antico.»6
E
ancora, più specificamente sul già citato Knecht Ruprecht:
«Per
continuare sulla via di questa ambiguità, soffermiamoci sul caso di
uno di questi accompagnatori: Knecht Ruprecht, il tenebroso, il
servitore nero dei paesi germanici. Ricordiamolo: è a lui che il
bavarese Thomas Nast penserà quando cercherà di illustrare... il
Santa Claus di Clement Moore. Difficile trovare un paradosso
maggiore! L’accompagnatore diventa (ridiventa?) Babbo Natale al
posto del vescovo di Mira. Orbene, secondo Dontenville, Knecht
Ruprecht verrebbe dalle «profondità della mitologia germanica
precristiana» e si identificherebbe con Wotan. Più precisamente,
Ruprecht o Rumpanz sarebbe il dio originario soppiantato da san
Nicola. Ancora più curiosamente, l’etimologia di questo
personaggio tenebroso sarebbe, secondo Jakob Grimm (uno dei fratelli
Grimm, gli autori delle celebri favole), «Brillante per la gloria»,
il che lo identificherebbe, sempre secondo il mitologo, con Odino.»
Tutte
queste figure sembrano comunque legate alle regioni dell'Europa
continentale e settentrionale; come già accennato, in Italia il
santo non aveva la funzione di distribuire doni. Qui da noi è più
facile che a ricoprire questa carica fossero Santa Lucia (il 13
dicembre, giorno ancora ricordato dai nostri nonni come “il dì più
corto che ci sia”, perché quando vigeva il calendario Giuliano
coincideva con il giorno del solstizio), gli antenati (nel periodo di
Ognissanti), il Bambin Gesù (a Natale), la Befana (il giorno
dell'Epifania) o Babbo Natale, in epoca recente.
Il
Babbo Natale odierno comunque ha riunito in sé la duplice funzione
del Santo (che perdonava i bambini e distribuiva doni) e
dell'aiutante (che minacciava e redarguiva i bambini cattivi): è
famosa la duplice lista di Babbo Natale, quella dei bambini buoni a
cui portare i regali e quella dei bambini cattivi a cui portare il
carbone. Ha quindi un ruolo di “regolatore”, di “giudice”, di
“ordinatore”… e questo, come vedremo alla fine, è uno dei suoi
paradossi.
4.
Le divinità dietro al mito di Babbo Natale
Ecco
che finalmente arriviamo al dunque, dopo questa breve storia alla
rovescia. Come vedremo, come in parte abbiamo già visto, ci sono
diverse entità e divinità pre-cristiane nascoste nel mito moderno
di Babbo Natale. I suoi detrattori cristiani (sono una minoranza, ma
ogni tanto fanno notizia7)
forse non hanno individuato chiaramente le figure dietro al
personaggio, ma di sicuro hanno ben compreso la sua origine pagana.
4.1
- Il dio Odino-Wotan
Percorrendo
la notte di mezz'inverno sulla sua slitta volante trainata dalle
renne, Babbo Natale rimanda all’immagine della caccia selvaggia
delle antiche notti di Jul. Alla testa di questo corteo c'è il
grande dio Odino-Wotan. La radice etimologica del suo nome significa
«furore estatico, possessione». È un dio dell’estasi, della
trascendenza iniziatica, della poesia e della magia. Cosa
interessante: Odino sarebbe un dio del «dono»: è il signore delle
rune, da cui ha ricevuto la conoscenza autosacrificandosi («dono»
di sé) sull’albero del mondo Yggdrasill.
La
tradizione nordica relativa a Odino è innanzitutto quella
dell’Eterno Ritorno: ogni anno, Jul (il solstizio d'inverno)
annuncia il ritorno del sole. Inoltre, accanto alle funzioni più
marziali, Odino-Wotan è il dio della Gioia. Anticamente era chiamato
Wotanaz: l’iniziale di questo nome è la runa Wenn o Wunjo, che
significa la «gioia».
Troviamo
ancora in D'Apremont:
«Odino-Wotan
è una divinità sciamanica. È intimamente legato all’albero del
mondo, Yggdrasill (l’albero di Natale ne sarà una
rappresentazione). Yggdrasill, l’albero del mondo, è un sentiero
di iniziazione (impiccandosi a esso, Odino acquisisce la conoscenza
delle rune). Ristabilendo la tradizione dell’albero di Natale -
sempreverde (eterno ritorno) - accanto a Babbo Natale, il mondo
moderno ha ricostituito l’antica coppia iniziatica
Odino-Wotan/Yggdrasill.»8
4.2
- Herne il Cacciatore
D'Apremont
lo chiama “divinità anglosassone meno conosciuta”, ma io penso
che non sia un errore definirlo piuttosto una figura folkloristica,
leggendaria, derivata da figure divine; dico questo perché le uniche
testimonianze che abbiamo su Herne (con tanto che viene fatto
derivare da Cernunnos e/o da Odino, divinità di tutto rispetto)
risalgono all'epoca cristiana, in cui nessuna figura aveva la
possibilità di farsi definire “una divinità”, anche se minore.
«Parlando
«in termini natalizi», Herne può apparire come una sintesi tra il
personaggio di Odino-Wotan e quello del druido-sciamano Merlino.
Questo dio è associato in particolare alla regione di Windsor (è
menzionato, in particolare, in Le allegre comari di Windsor di
Shakespeare). Questo personaggio tipico del folklore d’Oltremanica
è un essere cornuto, associato alla quercia e al cervo. Associate al
nome «Herne», queste caratteristiche ci fanno immediatamente
pensare al Cernunnos celtico. Se questa filiazione tradisce una
probabile origine antica del cacciatore di Windsor, la tradizione
inglese lo conserva in una forma decisamente storicizzata.
Ecco la
sua storia, che commenteremo a mano a mano. All’epoca del re
Riccardo II, Herne, eccellente cacciatore (pensiamo qui a Odino in
qualità di Grande Cacciatore della caccia selvaggia) viveva nei
boschi di Windsor in condizioni quasi selvagge (si tratta dunque di
una manifestazione di uno spirito della natura, del Green Man, «Uomo
Verde» tradizionale anglosassone, che il folklore ha conservato
anche con il nome di Robin Hood, ad esempio). Regolarmente, il
sovrano lo chiamava per andare a caccia, cosa che non mancava di
suscitare gelosie in seno al seguito reale, offeso dai privilegi che
venivano accordati a un pezzente. Peggio ancora, il sovrano gli aveva
fatto dono di un corno da caccia, di una catena d’argento e di una
borsa. Durante un giorno di caccia, un cervo carica il re e lo
disarciona. Herne gli sbarra la strada, salva il re ma resta
gravemente ferito. La corte del re - in particolare, i guardiacaccia
del parco di Windsor - è esultante. Comunque sia, il re vuole
salvarlo. Interviene allora uno sconosciuto di nome Urswick che salva
Herne mettendogli in testa i palchi di un cervo. Le guardie del
seguito reale non vogliono accettare la guarigione del cacciatore
selvaggio. Urswick dichiara allora di poter privare Herne dei suoi
doni se i guardiani promettono di fare la cosa che domanderà loro.
Herne guarisce, ma non ha più alcun dono, tantomeno quello di
cacciatore. Scappa, dunque, per andarsi a impiccare a una quercia
(come Odino, dio degli impiccati, si impicca all’albero del mondo)
in fondo al parco. Un fulmine colpisce la quercia e anche le altre
guardie perdono tutti i loro doni. Per ordine di Urswick si recano
davanti alla quercia dove incontrano il fantasma cornuto di Herne che
domanda loro di seguirli. La piccola schiera si ritrova dunque al
cospetto di Urswick. Qui prestano giuramento di restare in eterno
nell’orda di Herne. Formeranno dunque la caccia selvaggia.
Il
riferimento al re Riccardo II sembra datare Herne. Il racconto
restituisce le caratteristiche di un personaggio antichissimo. Il dio
cornuto è Cernunnos, è Pan […] ma sono anche tutti i danzatori
sciamanici e carnevaleschi che, nel periodo di Jul/Anno Nuovo si
vestivano di pelli di animali e indossavano delle corna (in
particolare di cervidi) e che, ricordiamolo, Cesario di Arles e
Teodoro di Canterbury denunciavano.»9
Molti
sono gli elementi che associano la leggenda di Herne al mito di
Natale: prima di tutto, i palchi/ramificazioni che gli vengono messi
in testa, e che rinviano a tutti gli dèi cornuti antichi come
Cernunnos e alle più antiche pratiche cerimoniali, le danze cornute
del periodo di Jul/Natale. I palchi, che nei cervi si rinnovano ogni
anno, simboleggiano l’eterno ritorno della vita, come le
celebrazioni del Solstizio e di Natale; il sole che rinasce è la
promessa del ritorno della vita. Poi, come non pensare
all’accompagnatore nero di san Nicola che viene riconosciuto come
il vero antenato di Babbo Natale, e che, frequentemente, era dotato
di corna? Il dio cornuto rappresenta il rinnovamento della vita ma,
paradossalmente, rappresenta anche il mondo sotterraneo e dunque la
morte e il freddo, tutti elementi che concorrono nella simbologia
delle feste del Solstizio d'Inverno.
Poi c'è la caccia selvaggia, alla quale i guardiani di Windsor,
trasformati in spettri, si uniscono, e che attraversa il cielo di
Jul.
Infine,
non meno importante, l’impiccagione alla quercia evoca Odino,
auto-sacrificatosi sull’albero del mondo Yggdrasill che sarà
simboleggiato dall’albero di Natale.
Con
l’avvento del cristianesimo, gli dèi pagani sono stati
demonizzati, sono stati mascherati da santi, o hanno dovuto cambiare
nome e sono sopravvissuti solo come figure folkloristiche o membri
del popolo fatato. Ci sono grandi probabilità che Wotan, dio delle
tempeste e del furore estatico, sia diventato (in quanto Signore
della caccia selvaggia e dio degli Impiccati) Herne, il cacciatore
folle.
4.3
- Il Signore del Disordine medievale
Non
è questo il luogo per approfondire il legame tra il Natale e le
Feste dei Folli medievali, che derivano nella sostanza (se non nel
periodo) dai Saturnalia romani, ma due parole di introduzione
andrebbero spese. Natale, Carnevale, le Feste dei Folli, i
Saturnalia, Halloween, sono tutte feste in cui l'ordine naturale
veniva sovvertito temporaneamente, perché così facendo
«esorcizzano
il rischio, figurativamente esibito, del capovolgimento dell'ordine
del mondo, dell'annullamento e dell'inversione dei ruoli naturali e
sociali, del prevalere del demoniaco segnalato dal dilagare delle
maschere. Ricodificano in forme rituali, dunque dotandole di maggiore
potere, questue e doni, giuochi e pranzi collettivi per rinvigorire
attraverso l'ostentazione di sovrabbondanza mentale, fisica,
alimentare, l'energia consumata del cosmo. (…) Gli eccessi sono un
elemento costitutivo della economia del sacro. (…) Sono i giorni di
Halloween nei Paesi anglosassoni e della festa siciliana dei Morti,
di Babbo Natale e dei suoi derivati, della Befana e delle sue
varianti, della Candelora e di Carnevale, dei riti pasquali e di San
Giuseppe.»10
In
quest'ottica, è interessante anche notare una cosa (e ricordiamo la
tradizione della Caccia Selvaggia come processione dei morti, che
ricompare sia nel periodo di Ognissanti sia nelle dodici notti fra
Natale e l'Epifania):
«Presso i
popoli nordici Natale (Jul) era la festa dei morti e, insieme, una
esaltazione della fertilità, della vita. In quei giorni i morti
tornavano per prendere parte ai riti di fertilità dei vivi.»11
Ma,
tornando alle Feste dei Folli e al Signore dei Disordini, abbiamo già
citato il rapporto di discendenza fra i Saturnalia e il Natale; le
Feste dei Folli medievali, derivazione diretta dei Saturnalia,
rappresentano una sorta di ponte tra la festa antica e quella
moderna.
Babbo
Natale come Signore del Disordine è il Babbo Natale Signore dei
Paradossi. Guardandolo con spirito critico, si nota che è un'entità
della Notte (attraversa il cielo notturno) e del Freddo (inverno), ma
è Gioia. É l’eroe dell’infanzia, ed è vecchio. Si potrebbero
citare innumerevoli altri paradossi del personaggio. Storici delle
religioni e folkloristi concordano nel riconoscere in questo «Signore
del Disordine» l’antenato di Babbo Natale.
«Tra la
«solidarietà accresciuta e l’antagonismo esacerbato» delle feste
di Natale, già rilevati da Lévi-Strauss, l’Abate della Festa, il
Signore del Disordine, gioca un ruolo di mediazione, comandando gli
eccessi in nome delle autorità regolari, ma al tempo stesso, e per
conto di queste stesse autorità, contenendoli in limiti...
ragionevoli. Il colmo per un personaggio della sregolatezza!»12
L'ennesimo
paradosso che vede il Signore dei Paradossi, il Re delle Feste dei
Folli, a guida di una festa che ribalta sì l'ordine naturale, ma
solo per conservare l'ordine naturale.
*****
Ci
sarebbe molto altro da dire ma non basterebbe una rivista,
naturalmente, e questo articolo forse è già troppo lungo. Vi lascio
con qualche consiglio bibliografico e non:
Libri
sulle origini del Natale e di Babbo Natale:
- A. D'Apremont, La vera storia di Babbo Natale, Edizioni L'Età dell'Acquario, 2005
- C. Lévi-Strauss, Babbo Natale giustiziato, Sellerio editore Palermo, 1995
- M. Perrot, Etnologia del Natale, Elèuthera, Milano, 2001
- T. Van Renterghen, Quando Babbo Natale era uno sciamano, Edizioni Amrita, 2000 (un po' sensazionalistico, non è un titolo che consiglio a chi non conosca bene l'argomento perché non è facilissimo separare le informazioni veritiere dalle ipotesi un po' spinte)
Film
da non perdere:
- Hogfather, tratto dall'omonimo libro di Terry Pratchett (il film si trova solo in inglese, al massimo sottotitolato in italiano; il libro non è ancora stato tradotto, ma quando uscirà consiglio a tutti di leggerlo)
- The nightmare before Christmas, di Tim Burton; il titolo è chiaramente la parodia del poema di Moore “The night before Christmas” che abbiamo qui citato
1 N.
Lagioia, “Babbo Natale”, Fazi Editore, 2005, pag. 27
2 A.
D'Apremont, “La vera storia di Babbo Natale”, Edizioni L'Età
dell'Acquario, 2005, pag. 38
3 A.
D'Apremont, op. cit., pag. 46
4 N.
Lagioia, op. cit., pag. 45
5 A.
D'Apremont, op. cit., pp. 47-49
6 Ibid,
pag. 53
7 Vedi
“Babbo Natale giustiziato” di C. Lévi-Strauss
8 Ibid,
pag. 65
9 Ibid,
pag. 65-66
10 C.
Lévi-Strauss, “Babbo Natale giustiziato”, Sellerio editore
Palermo, 1995, Introduzione (pagina ignota, preso da un ebook in
pdf).
11 Ibid.
12 A.
D'Apremont, op. cit., pag. 70
Sarò per sempre in debito con il grande dottor Adeleke per aver sistemato il mio matrimonio rotto dopo che mio marito mi ha lasciato per la sua amante per 7 mesi .. la sua email è aoba5019@gmail.com o WhatsApp su +27740386124. Non ho mai creduto agli incantesimi fino a quando il mio amico non me lo ha presentato. All'inizio ero scettico su di lui perché ho sentito molto parlare di falsi lanciatori di incantesimi, ma ho messo i miei dubbi dietro di me perché volevo disperatamente riavere mio marito e ho fatto secondo quello che mi aveva detto di fare. Ora mio marito è tornato solo 48 ore dopo averlo contattato. Vivo di nuovo felicemente con mio marito dopo 6 mesi di divorzio e non mi riposerò finché non sarà conosciuto in tutto il mondo. È anche specializzato in incantesimi con denaro, lotterie, incantesimi di malattia E.T.C. Connettiti con il dottor Adeleke ora, la sua email è aoba5019@gmail.com o WhatsApp su +27740386124 ... È potente
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