lunedì 11 gennaio 2016

La caccia selvaggia - prima parte

Durante le lunghe notti invernali, preannunciata da venti impetuosi, tuoni e fulmini, cavalca attraverso le foreste ed i campi una terrificante armata: si tratta della “Caccia Selvaggia”, un’orda di spiriti composta da fanti, cavalieri, cani che ululano e cacciatori a cavallo di destrieri dagli occhi infuocati. Chiunque si trovi fuori dalle mura di casa in questo periodo può correre il rischio di avvistare – o essere avvistato- da questa armata fantasma, finendo per essere trascinato chilometri lontano, o peggio. Lo sfortunato che si avventuri comunque fuori dal consesso abitato, sfidando la sorte, deve fare molta attenzione ai segnali che preannunciano il passaggio della Caccia: come dicevamo all’inizio, venti impetuosi – che tuttavia sono chiaramente soprannaturali, poiché non muovono le fronde degli alberi – tuoni e fulmini, l’ululare dei segugi, il rumore fragoroso della cavalcata, il grido di colui che la conduce: "Wod! Wod! Midden in dem Weg!" (In mezzo alla strada!); non appena si rende conto di ciò che sta per succedere, si deve immediatamente gettare a terra, lì dove si trova (l’armata infatti risparmia soltanto coloro che rimangono nel mezzo del sentiero), e nascondere il viso nel terreno, senza mai cercare di scorgere il passaggio degli spiriti. Se è fortunato non subirà alcun danno, ma sentirà soltanto la scia gelida degli spiriti che gli passano sopra; altrimenti, verrà catturato e dovrà unirsi alla caccia, a completa disposizione del suo comandante.

Il mito della “Caccia Selvaggia” viene tramandato e annoverato nel folklore europeo fin dall’antichità pre-cristiana, particolarmente sentito nelle regioni germaniche e scandinave. In molte versioni della leggenda, a capo della Caccia Selvaggia si trova il dio Odino, nell’aspetto di dio del vento e a cavallo di Sleipnir, il suo destriero a otto zampe; in questa veste, era conosciuto come “il Cacciatore Selvaggio”.

I protagonisti
Come già accennato, la caccia selvaggia era composta da spiriti di guerrieri morti da poco, a piedi o a cavallo, accompagnati da vari animali: spesso segugi neri, ma anche maiali e galli. Il corteo insegue una preda che varia a seconda delle tradizioni: buoi , cavalli oppure giovani donne. Il loro aspetto è quello che avevano durante la loro ultima ora di vita: spesso sono insanguinati o portano la loro testa sottobraccio; di solito non parlano, oppure, solo uno di loro si rivolge direttamente agli esseri ancora in vita. A volte nel corteo era possibile scorgere persone ancora in vita, segno inequivocabile della loro prossima dipartita.
Cavalli e cani sono presenti in quasi ogni tradizione: possono essere neri, grigi o bianchi; i cavalli spesso hanno anche narici infuocate e arti mancanti, o, al contrario, in sovrannumero (un esempio su tutti, Sleipnir, la cavalcatura di Odino) connotazione visiva della loro appartenenza al regno ctonio. L'animale più importante è il cavallo, il cui ruolo come psicopompo emerge chiaramente sia alivello folkloristico che a livello archeologico: uomini e cavalli venivano sepolti insieme: si credeva che i morti passassero attraverso l'altro regno a cavallo; un cavallo veniva sepolto nei nuovi cimiteri, prima del primo essere umano.
Oltre al suo legame con la morte, il cavallo è anche connesso alla fertilità: infatti molto grano era lasciato come offerta alla cavalcatura del Re della Caccia Selvaggia, per assicurare un buon raccolto nell'anno a venire.

Difese dagli spiriti della Caccia Selvaggia

Alcuni accorgimenti possono evitare di essere catturati: ad esempio, portare sempre con sé un pezzo di pane (da dare ai cani, se li si incontra per primi) o un pezzo di ferro (da lanciare contro i cacciatori); brandire la spada, colpendo l’aria intorno a sé; disegnare un cerchio di protezione nel terreno; chiedere un rametto di prezzemolo al Comandante della Caccia, prima che lui possa dire qualsiasi cosa; usare parole di rispetto e reverenza: in quest’ultimo caso si può addirittura venire ricompensati con parte del bottino della caccia: una coscia di cavallo o bue che, se tenuta con sé fino al mattino, si tramuterà in oro.
Membra umane sono la macabra ricompensa per chi non rispetta i dovuti modi di fronte al re della caccia, ma ci sono anche conseguenze peggiori, come la morte o la totale scomparsa dal mondo dei vivi.

Giorni, usanze e taboo

Sebbene si possa incontrare in qualsiasi momento dell’anno, la Caccia è generalmente connessa al periodo dei 12 giorni che separano Natale dell'Epifania, o, nella tradizione norvegese, 12 giorni prima di Natale, durante la notte di Santa Lucia.
Questo sta ad implicare la fine di inizio del nuovo anno con una serie di riti che vengono messi in atto in queste date per purificare, rimuovere e scacciare il vecchio, i demoni e il male, l'estinzione e la successiva ri-accensione dei fuochi; prima dell'introduzione del calendario gregoriano, il nuovo anno si celebrava all'inizio della primavera, a marzo; alla fine di febbraio vi erano le festività dedicate agli antenati, ovvero i dies parentales; uno dei nomi alternativi della caccia selvaggia è, non a caso, Goi: il nome del quinto mese d'inverno per gli antichi scandinavi, quinto mese che cadeva alla fine di febbraio ed era celebrato con particolari riti per scacciare l'inverno, purificare i villaggi e le abitazioni, commemorare i defunti; festività che corrisponde quasi esattamente agli Anthesteria greci, durante i quali i morti venivano invitati a entrare in questo mondo, ed ai Lupercales della tradizione latina, il cui proposito era quello di purificare la città e scacciare i demoni responsabili di malattia, infertilità e raccolti poveri. Usanze comuni legate a questi riti erano libagioni, banchetti e processioni rituali di cortei mascherati e molto rumorosi (frequente l'uso di sonagli, ad esempio).
Il momento della notte in cui era più spesso avvistata la Caccia si situa fra le 11 e mezzanotte o tra mezzanotte e l'una del mattino; il giorno, indicato raramente, è il sabato: un giorno che fa pensare al sabba e ricollega la Caccia Selvaggia a quella del volo notturno delle streghe. Guardando queste date e questi orari possiamo vedere che tutti indicano momenti dell'anno e del giorno che sono connessi al cambiamento, alla fine o all'inizio, ovvero periodi liminali, di transizione; oltretutto questi periodi sono anche associati con pratiche divinatorie: in Austria, per esempio, i 12 giorni che vanno da Santa Lucia a Natale prefigurano che cosa succederà nei 12 mesi dell'anno successivo; il clima di questo periodo avrebbe predetto quello dell'anno successivo; tutti questi giorni, inoltre, erano segnati dalle proibizioni di certi lavori, principalmente tessere e filare, ma vi era anche il taboo del matrimonio: infatti, in questo periodo di transizione i morti camminavano in mezzo ai vivi ed era possibile prendere come sposa una donna appartenente al mondo infero. (…continua)

Per approfondire


In Italiano
Dario Spada, La caccia selvaggia, Società Editrice Barbarossa 1994

In inglese Ellen Dugan – Seasons of Witchery, Llewellyn 2012
Jacob Grimm, Teutonic mythology, 1880
K. H. Gundarsson, The Folklore of the Wild Hunt and the Furious Host, Mountain Thunder 7(1992). Claude Lecouteux, Phantom Armies of the Night, Inner Traditions 2011

 Il dipinto "Åsgårdsreien" del pittore norvegese Peter Nicolai Arbo raffigurante la caccia selvaggia, 1872, Galleria nazionale di Oslo

1 commento:

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